Catania, rischio crollo nel centro storico. Dramma per 6 famiglie. L’ombra della speculazione

Catania, rischio crollo nel centro storico. Dramma per 6 famiglie. L’ombra della speculazione

CATANIA – Il dramma all’improvviso. Come se fossero anche loro dei terremotati. Dovranno abbandonare la loro casa e non sapranno se potranno farvi ritorno. Succede a Catania, in pieno Centro Storico, quello così bello e così fragile, così ricco e così povero. Quello che amalgama in sé le contraddizioni di una città perennemente in bilico. Quella che vedete nelle foto è la vistosa crepa che sfregia il palazzo di fine 800 ad angolo fra via Scuto e via San Calogero. Il Castello Ursino è lì, a due passi. La crepa non è una novità. Esiste da 12 anni e per 12 anni nulla è stato fatto, perché coloro che abitano l’antico edificio nulla possono fare. L’immobile di due piani, sei appartamenti, è popolato dalla Catania che soffre, dalla Catania costretta ad annaspare: giovani disoccupati, famiglie che non arrivano a fine mese facendo la spesa, nuclei che sopravvivono con una pensione sociale da farsi bastare al centesimo. Quindi nulla da potere investire nella ristrutturazione.

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Il punto è che i vigili del fuoco hanno trovato altro. Martedì qualcuno ha chiesto il loro intervento. Su col cestello a verificare quel che è lì da anni manifesta peggioramenti eppoi dentro, dove al termine di un sopralluogo hanno scovato una crepa “dentro la quale – ha detto agli inquilini uno dei vigili – può entrarvi un braccio” che ha provocato il cedimento strutturale dei legni della volta reale di uno degli appartamenti all’ultimo piano.

Più di un campanello d’allarme. Una sentenza: il palazzo è inagibile. Il Comune di Catania, allertato dal Genio Civile, è intervenuto subito. La scalinata che scavalca la linea della ferrovia, i tratti delle vie sulle quali si affaccia il palazzo sono stati vietati al passaggio pedonale con tanto di transenne e segnali inequivocabili, ma, complice anche lo svolgimento della manifestazione Ursino Buskers, qualcuno ha rimosso gli ostacoli, strappato i nastri che delimitavano la zona di pericolo, così come vi documentiamo.

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Gli inquilini sono sconvolti. Intervenuti anche i vigili urbani, hanno firmato un documento col quale si sono assunti la responsabilità di restare all’interno dell’immobile dichiarato a rischio crollo. Uno possiamo mostrarvelo. Abbiamo lasciato leggibile poco per tutelare la privacy. Eppoi la dichiarazione che vedete dice tutto: “E non lascio la casa perché non ho dove andare”.

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Perché così stanno le cose, chi abita quel palazzo non ha dove andare. Il documento dà diritto ad una permanenza provvisoria. Ma oggi, al massimo domani, agli inquilini sarà intimato di abbandonare l’edificio e di metterlo in sicurezza. Avranno tempo 48 ore dal momento in cui riceveranno il verbale. Poi, se non andranno via spontaneamente, sei famiglie, alcune con disabili e anziani ultraottantenni cardiopatici, saranno costrette allo sgombero. Ma non basta, la legge prevede che in casi del genere hanno diritto alla sistemazione provvisoria messa a disposizione dal Comune soltanto gli affittuari con regolare contratto e non i proprietari. Dei sei nuclei familiari, solo uno è in affitto, una coppia di coniugi marocchini che sbarcano il lunario facendo le pulizie. Gli altri non hanno diritto alla sistemazione provvisoria in un albergo a spese dell’ammmistrazione comunale, che, comunque, non durerebbe oltre una settimana: il tempo considerato adeguato per cercare a proprie spese un’alternativa all’appartamento abbandonato. È una situazione che i responsabili del Comune intervenuti dopo quanto verificato dai vigili del fuoco hanno ben chiara e che è stata sottoposta dettagliatamente al sindaco Enzo Bianco. Una situazione delicatissima, schiacciata fra quel che impone la legge, la sicurezza e le gravissime difficoltà economiche dei cittadini. Difficoltà che ti mettono con le spalle al muro, che ti annichiliscono, tanto da non temere per la propria vita, anche se ti dicono che rischi di perderla, che potresti rimanere schiacciato da un momento all’altro, che purtroppo bisogna farsene una ragione: “Non possiamo andarcene – ci dice uno degli inquilini colpiti da qualcosa che ancora non sembra avere razionalizzato – non se ne parla. Come facciamo? Dove andiamo? Non possiamo permetterci un affitto, tantomeno spese per la ristrutturazione. Non c’è lavoro e quel poco che si trova è sfruttamento. Ci auguriamo che le istituzioni possano aiutarci, venirci incontro”.

Una situazione che potrebbe avere altri risvolti. Il primo riguarda le cause della nuova, recentissima crepa trovata dai vigili del fuoco. Dal 3 maggio scorso nella galleria che si trova proprio sotto il palazzo le Ferrovie dello Stato hanno avviato dei lavori di consolidamento. Dalle 23,30 alle 4 del mattino, unica fascia oraria nella quela potere agire perché sulla linea che attraversa la zona del Castello Ursino è interrotto il traffico ferroviario, è sempre attiva la motrice che alimenta le attrezzature e le luci. Motrice che provoca vibrazioni chiaramente avvertite da chi abita nelle vicinanze. “Vogliamo vederci chiaro – ci dice un altro degli inquilini – e se fossero le costanti vibrazioni la causa della lesione che ci sta gettando in un incubo?”.

Una situazione sulla quale si allungano pure inquietanti ombre. È mistero su chi abbia chiesto l’intervento dei vigili del fuoco. Fra gli inquilini è scoppiata una caccia alla streghe, ci sono stati pure momenti di tensione, perché soltanto il caso ha voluto che si scoprisse la nuova crepa. Quella per cui sono stati chiamati i vigili, come detto, è vecchia, conosciuta e non ha mai fatto dichiarare inagibile lo stabile. Nessuno dei condomini aveva motivo di chiedere l’intervento. Quindi? Quindi si sospetta il tentativo di un atto di sciacallaggio, di una speculazione, di una strategia criminale per mettere le zampe sull’immobile. Ecco quale potrebbe essere il piano temuto da chi vive in zona.

1 – la legge, alla quale ovviamente non importa se siano al limite della totale indigenza, impone ai proprietari di mettere in sicurezza e ristutturare. Se non potranno farlo, non potranno tornare ad abitare l’unica cosa che possiedono, il tetto sopra la testa. E non stiamo parlando di regge, sia chiaro.

2 – le banche non ti concedono finanziamenti perché non puoi dare garanzie. I Servizi Sociali non possono aiutarti. E anche se si potesse, le casse comunali sono l’antro della disperazione.

3 – così arriva l’amico buono, ti propone un prezzo che ritiene adeguato per vendergli l’appartamento che non puoi salvare.

4 – Il gioco è fatto. Immobile di fine 800 ottenuto a prezzo irrisorio, ristrutturazione, di nuovo agibile e trasformato in una miniera di profitti, qualunque sarà il suo utilizzo. “In molti sospettano che dietro ci sia una macchinazione – ci dicono alcuni cittadini che abitano nella zona da tempo – certi immobili fanno gola ed a chi pensa soltanto a fare soldi non gli importa se chi li abita non ha possibilità economiche. La scorsa settimana abbiamo visto dei tecnici fare delle misurazioni per conto di un privato nella sciara alle spalle del palazzo. Magari è soltanto una coincidenza, ma il timore di qualcosa di poco chiaro c’è”.

Alessandro Sofia