Messina: colpita la mafia barcellonese. C’è un pentito fra gli arrestati

Messina: colpita la mafia barcellonese. C’è un pentito fra gli arrestati

MESSINA – È stata battezzata “Vecchia maniera” l’operazione della Polizia di Stato che ha inferto l’ennesimo colpo alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto.

Quattro gli arresti per attribuzione fittizia di titolarità societarie, tentata estorsione ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Nel medesimo procedimento vengono, inoltre, contestati i reati di false dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia e favoreggiamento.

I poliziotti del locale commissariato, con la collaborazione dei colleghi della Squadra mobile di Messina, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Altre 4 persone sono indagate in stato di libertà per aver concorso nel reato di interposizione fittizia.

Al centro delle indagini, il ‘patto’ tra un collaboratore di giustizia e un imprenditore condannato per concorso nell’associazione mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto e dell’alleata cosca dei “Mazzaroti”.

Il collaboratore di giustizia è Carmelo Bisognano, accusato di estorsione, false dichiarazioni e favoreggiamento: 51 anni, nato a Mazzarrà Sant’Andrea, pregiudicato, condannato in via definitiva per associazione mafiosa quale capo della cosca mafiosa dei “Mazzaroti”, nel 2010 ha iniziato a collaborare.

In manette anche Tindaro Marino, 56 anni, di Gioiosa Marea, arrestato il 24 giugno 2011 nell’ambito dell’operazione “Pozzo 2” e condannato il 14 gennaio scorso in via definitiva per concorso in associazione mafiosa e in atto sottoposto alla misura degli arresti domiciliari; Angelo Lorisco, 49 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto, residente a Mazzarrà Sant’Andrea, pregiudicato; Stefano Rottino, 44 anni, di Mazzarrà Sant’Andrea, in atto sottoposto ai domiciliari.

I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa, avviata nel 2015 dal commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto che condussero il 16 aprile di quell’anno all’arresto di otto esponenti della cosca di Mazzarrà per associazione mafiosa, estorsioni, detenzione e porto illegale di armi.