Amianto, formazione e informazione: in Sicilia mancano le strutture

Amianto, formazione e informazione: in Sicilia mancano le strutture

PALERMO – L’amianto, artefice di mali difficili da poter curare. Un killer silenzioso, come lo abbiamo definito noi, che uccide in silenzio da ormai quasi 50 anni e colpisce senza botti altisonanti.

In Sicilia, e in tutte le regioni d’Italia, l’amianto è un vero e proprio pericolo: lo dimostra, ad esempio, l’ex Alba Imballaggi di Lentini (Siracusa) piena zeppa di amianto. Mancano censimento e mappatura, a Catania la delibera della giunta non è ancora pervenuta. A Palermo è in corso.

Complicato liberarsene, i costi possono arrivare fino a 100 euro per metro quadro. Non ci sono impanti di smaltimento, esiste invece un piano regionale che però non è mai stato preso in considerazione ne, tantomeno, attuato.

Un materiale che, a causa di tumori come il mesotelioma maligno o patologie come l’asbestosi, ha fatto ammalare quasi 1.100 persone in Sicilia fino al 2011.

Ma quanto i medici sono pronti ad affrontare malattie di questo tipo? E quanto i cittadini sono informati sull’amianto?

Ce lo chiediamo perchè, fermandoci per strada e chiedendo alla gente cosa sia l’amianto e quali pericoli comporta, in pochi sono informati sull’argomento.

Questo succede perchè sono soltanto Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta le regioni che possiedono delle strutture a disposizione dei cittadini per informazioni sull’amianto.

La Sicilia non possiede tali strutture e ciò significa che non si dà la giusta importanza a questa problematica.

L’amianto è un materiale altamente nocivo, 1.300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa.

Le iniziative per informare i cittadini, si legge nel dossier fornito da Legambiente, devono procedere parallelamente al percorso di bonifica e devono costituire una base solida di prevenzione dai pericoli derivanti dall’amianto.

Per quanto riguarda la formazione del personale tecnico di Asl, Arpa e medici del lavoro ci sono dei programmi attivati, e non, in Calabria, Campania, Emilia, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta. Veneto e nella provincia autonoma di Bolzano.

Sono carenti le iniziative volte alla prevenzione, sia per i medici che per i cittadini, dalla possibile esposizione all’amianto.

È difficile far partire progetti e attività se si ha a che fare con opuscoli o isolate comunicazioni: tutto molto confuso, alcune cose vengono a galla e altre restano in fondo. Si chiama discontinuità e ne abbiamo prova dal fatto che gli sportelli amianto sono scarsamente diffusi.

In Sicilia, sebbene non ci siano centri a disposizione per i cittadini, ci sono aziende pronte a rimuovere il cemento amianto come la Bonaffini, ma non basta.

Assenza di mappatura, politiche regionali non adeguate, piani regionali non attuati, mancanza di un’impiantistica di smaltimento, non informati a sufficienza e carente formazione medica, tanta superficialità: troppo poco per un problema troppo grande.