Catania, “Aiutatemi, quelli vogliono uccidermi”

Catania, “Aiutatemi, quelli vogliono uccidermi”

CATANIA – In poche ore gli hanno bruciato la panineria, una bottega, un’auto e due motorini. E il prossimo passo sarebbe stato probabilmente l’omicidio. Non avevano perso tempo gli “amici” di Daniele Di Pietro per rispondere a Davide Celso, responsabile del delitto di Librino. La famiglia si è così stretta attorno a Davide, una sorta di rete di protezione, affidandosi allo Stato in cerca di quella protezione che in effetti ha avuto.

Tutto chiaro dunque sull’omicidio dell’altro giorno in viale Bummacaro. Di Pietro è rimasto vittima di una vendetta da parte di Celso per un debito non onorato, soldi provenienti dal traffico della droga. In un primo memento Davide Celso e i fratelli Antonino e Michele avevano scelto la via del silenzio. Subito interrogati dagli investigatori avevano declinato ogni responsabilità sull’accaduto. Ma la reazione degli amici di Di Pietro evidentemente gli ha fatto presto cambiare parere. E Davide Celso ieri pomeriggio si è presentato ai carabinieri e, dopo, interrogato dal sostituto Marisa Scavo ha reso ampia confessione. “Aiutatemi – avrebbe detto al magistrato – quelli vogliono ammazzare me e i miei fratelli“.

Il piano di protezione è stato subito attuato. I familiari dei Celso sono stati trasferiti da Librino in una località segreta, i Celso sono stati rinchiusi in carcere, Davide per l’omicidio, i due fratelli per favoreggiamento personale. Nella vicenda è coinvolto anche un ragazzo di 17 anni, nipote dei Celso, anche lui si sarebbe reso responsabile di favoreggiamento ma vista la minore età non è stato incriminato.