La festa dei morti vista attraverso lo sguardo di una nonna

La festa dei morti vista attraverso lo sguardo di una nonna

CATANIA –Armi santi, armi santi, Iu sugnu unu e vùatri síti tanti: mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai cosi di morti mittitimìnni assai”.

Sorride Antonina, un’anziana signora di 85 anni, nonna di tre nipoti, mentre ci recita questa supplica che la mattina del 2 Novembre, come vorrebbe la tradizione, tutti i bambini siciliani dovrebbero ripetere per iniziare la tanto attesa “caccia al tesoro”.

Ogni anno, la sera dell’1 novembre, io e mia nuora facciamo lasciare ai bambini le letterine con tutti i loro desideri su un tavolo, poi li mettiamo a letto e, dopo le preghierine, gli diciamo che il nonno e tutti i cari che non ci sono più verranno a trovarli per portargli tanti doni. Loro non devono avere paura, glielo ripetiamo sempre, anzi il primo dono che riceveranno è la loro benedizione e protezione”.

I bimbi, quindi, vanno a letto con la speranza di essere ricordati dai nonni e dai cari familiari estinti mentre, come vuole la tradizione, in tarda serata, i grandi preparano con cura la cesta con i dolci tipici della festa e nascondono i regali, soprattutto giocattoli, nei punti più reconditi dell’abitazione.

Antonina racconta: “I miei nipoti sanno che devono cercare bene i loro doni perché i morti non li mettono mai sotto il naso. Gli racconto che ogni anno, i nostri parenti dal Paradiso scendono sulla terra e, dopo aver assistito alla prima messa, si dirigono verso le case, entrano piano piano, senza farsi sentire e nascondono i regali con cura. Può capitare che gli piace avvolgerli così bene che non sembrano neanche regali”.

Ecco che gli scaffali, gli armadi, i punti più inesplorati della casa diventano i custodi di regali attesi o semplicemente desiderati. I maschietti scoprono, stando alla tradizione, armi giocattolo come pistole, fucili, trenini, macchinette, mentre le bimbe trovano bambole, passeggini, assi da stiro, fornelli e talvolta non mancano tricicli, biciclette fiammanti e giocattoli di ultima generazione.

Ma cosa accade ai bambini che non sono stati buoni durante l’anno?Eh – continua Antonina ridendo –. Che succede? Se non si sono comportati bene, la notte i morti vengono piano piano e gli grattano i piedi”.

Antonina ride mentre racconta di queste antiche tradizioni rivissute di generazione in generazione, ma all’improvviso il suo viso si incupisce:Certo, oggi non è più come prima. Martina, la mia nipotina di quattro anni mi dice: ‘Nonna ma dicono che non è vero che nonno viene a trovarmi. I miei compagnetti non li trovano i regali. Dicono che siete voi i morti’. Mi creda, mi si stringe il cuore. Ma che le devo dire? Per me è una festa importante. Finché campo la proteggerò. Ormai ognuno, oggi come oggi, fa quello che vuole”.

Alla caccia al tesoro, poi, segue la tradizionale visita ai defunti al cimitero dove un tempo, oggi molto meno, i bambini correvano e giocavano mostrando ai cari estinti di essere stati bravi e di aver trovato i preziosi doni nascosti.

Sì, ai miei tempi eravamo contenti! – racconta Antonina –. Ci vestivamo bene. Era un giorno speciale. Andavamo al cimitero ed era una festa. Dicevo per esempio ai miei nonni che non c’erano più: ‘Avete visto nonni? Ho trovato i regali. Sono stata brava’Oggi i bambini sono più tranquilli, silenziosi, ma forse perché molti non sanno che è una festa”.

Perché è di questo che si tratta, una vera e propria festa costruita sulla memoria e sul ricordo di tutte le persone che hanno segnato, in un modo o in un altro, la vita di ognuno, ma che ormai da molto tempo, purtroppo, ha perso gran parte dei suoi tratti distintivi che sono stati contaminati o sono scomparsi del tutto.

Ciò che invece sembrano non tramontare mai sono le tradizioni culinarie che continuano a inondare le vetrine delle botteghe e le tavole di ogni buon siciliano. Al via pertanto la preparazione dei pupi ri zuccaru, statuette antropomorfe fatte di zucchero e dipinte con colori leggeri, dei biscotti detti ossa ri muortu, dei frutti di martorana, fatti con pasta di mandorle e poi dipinti e di tante altre prelibatezze che si rinnovano di anno in anno senza perdere i loro tratti caratteristici.

Ah i dolci! – sorride Antonina –. Una volta, ne facevo tanti. Ora mi stanco, ma mia nuora con i bambini li fa, sa, con le mie ricette, non con quelle che si trovano sopra a internet”.

Insomma, Antonina è una tradizionalista che non si arrende alla scomparsa degli antichi usi e costumi: “La tradizione è tradizione. Siamo siciliani e credenti? E allora esiste un solo modo di festeggiare. Non me ne vogliano gli altri, ma non me ne devono dare di ste feste che arrivano non so da dove. Tipo quella festa… come si chiama? Halloween. Ecco non me ne frega niente; io continuo a fare divertire i miei nipoti a modo mio”.

E conclude Antonietta: “Nessuno deve avere paura delle persone care che non ci sono più. Quello che viene dopo questa vita è una cosa bella, di cui gioire, non una cosa brutta di cui avere paura”.

Come direbbe la signora “Ognuno fa quello che vuole”, e su questo non sorgono dubbi. Ma è sempre bello poter tornare indietro nel tempo, sentire l’odore e il sapore di ricordi ed emozioni che non tramontano, sognare di poter essere abbracciati dai propri cari piuttosto che terrorizzati dai mostruosi esseri che da qui a breve affolleranno le nostre strade.