Processo Lombardo: la difesa chiede l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato

Processo Lombardo: la difesa chiede l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato

CATANIA – Penultima udienza del processo per voto di scambio che vede accusati Raffaele e Toti Lombardo. La parola è passata oggi alla difesa, dopo le richieste di condanna formulate dai pm nella scorsa udienza, che ha ripercorso in un lungo excursus tutte le fasi delle indagini e ha chiesto l’assoluzione.

L’avvocato Salvo Pace ha chiesto per Raffaele Lombardo l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato e per il figlio Toti, attuale deputato regionale, per non aver commesso il fatto.

Il legale, ripercorrendo la nascita della vicenda giudiziaria, ha parlato di una “evidente forzatura” nel disporre le intercettazioni delle utenze dell’allora consigliere di quartiere Ernesto Privitera.

Nel corso dell’arringa difensiva l’avvocato Pace ha ricordato i rapporti ultratrentennali tra Privitera e Lombardo e ha tratteggiato i contorni della campagna elettorale del 2012 – con Toti candidato e dato sicuro per eletto – e quella nazionale del 2013.

Rapporti che avrebbero portato Privitera a sostenere sempre e comunque Raffaele Lombardo senza alcun “patto” o “ricompensa”: “Non c’è una intercettazione tra i due in cui si pone un patto, un do ut des“, ha spiegato il legale.

Non c’è la prova dello scambio – ha proseguito – un sinallagma, un accordo“. L’aiuto, da parte dell’ex presidente della Regione, nei confronti di un parente di Privitera, Giuseppe Giuffrida, c’è stato e si è concretizzato in un contratto temporaneo di tre mesi alla Ipi Oikos.

Al termine dell’udienza ha preso la parola Toti Lombardo che ha rivendicato di non aver commesso “alcuno scambio” e ha spiegato “la limpidezza e la vitalità di una campagna elettorale fatta da giovani tutti di altissimo livello“.

La sentenza arriverà il prossimo 29 ottobre.