CATANIA – Avvolte in candidi abiti e con un garofano rosso stretto tra le dita, le ‘Ntuppatedde fanno la loro apparizione il 3 febbraio, durante le celebrazioni di Sant’Agata, attraversando il centro di Catania con grazia e mistero.
Dopo un lungo periodo di oblio, sono riemerse nel 2013, ma la loro storia affonda le radici in un passato lontano.
La storia delle ‘Ntuppatedde
Fin dal Cinquecento, durante la festa della patrona, donne sposate e nubili si mescolavano alla folla dei devoti, celando la propria identità sotto veli e travestimenti scuri. Così facendo, potevano muoversi liberamente tra la gente, sedurre, ricevere doni e sfuggire, per un giorno, al controllo di padri e mariti.
Lo stesso Giovanni Verga, nella sua novella “Coda del diavolo“, ne racconta le vicende. La loro presenza non si limitava a Catania, ma si estendeva anche ad altri centri siciliani, come Lentini, Carlentini e Palazzolo Acreide, giungendo perfino in Spagna e in America Latina.
La folla incantata alla vista delle donne in bianco
Oggi, al loro passaggio tra le piazze, i mercati e la Cattedrale, si diffonde un’energia di festa e libertà. La folla le osserva incantata, rapita dal loro fascino arcano e dall’aura di mistero che le avvolge.
Il silenzio delle ‘Ntuppatedde
Dalla loro ricomparsa, le ‘Ntuppatedde hanno scelto il silenzio, rifiutando interviste e lasciando che sia la loro presenza a parlare. Nei secoli passati furono più volte bandite, e l’ultima traccia documentata risale al 1868, quando vennero contestate e costrette a ritirarsi. Eppure, nel 2013 sono tornate a vivere, questa volta sotto forma di azione performativa, danzando tra la folla che segue il solenne raduno delle candelore.
La loro presenza durante la festa è ancora un tema molto discusso, gradita da alcuni e non apprezzata da altri.