Davide Baiocco e la fortezza dello stadio Massimino: “Catania per me è casa”

Davide Baiocco e la fortezza dello stadio Massimino: “Catania per me è casa”

CATANIA – Poche persone hanno lasciato un segno nella Catania calcistica, fatta di gioie, dolori e ricordi che occupano un posto prezioso nel cuore. Davide Baiocco è uno di questi e il murales fuori dallo stadio Angelo Massimino descrive, in parte, quello che è stato il guerriero con la maglia numero 17 per il mondo rossazzurro.

Davide Baiocco, il guerriero di quel Catania indimenticabile

Una caratteristica che da sempre ha contraddistinto Baiocco è la leadership dentro e fuori dal campo, forse perché i leader nascono dall’idea che una squadra abbia delle sfide e minacce da affrontare. Se il carico più pesante che portiamo sempre con noi sono i pensieri, l’avventura del capitano alle pendici dell’Etna assume le sembianze di un viaggio epico.

“Catania come una seconda casa, il murales allo stadio grande attestato di stima”

Per me Catania non è solo un’esperienza professionale, ma la sento come una seconda casa. Sono molto legato alla città e alla gente di Catania. In ogni posto in cui si va a giocare, le esperienze, gesti tecnici e compagni rappresentano i punti cruciali oltre ogni guadagno economico“. – L’ex capitano rossazzurro parla di partite cariche di emozione come Catania – Albinoleffe e Catania – Chievo, tutte fondamentali per il raggiungimento di un determinato obiettivo.

Essere presente nel murales fuori lo stadio è un attestato di stima, ragione di orgoglio per aver fatto qualcosa che verrà ricordato“.

“Contro l’Albinoleffe il Massimino era già pieno a un’ora e mezza dall’inizio della gara”

Trovare lo stadio pieno già a un’ora e mezza dall’inizio della partita è l’immagine più unica che rara di una tifoseria senza eguali. Il boato al gol di Umberto Del Core, la corsa del direttore Pietro Lo Monaco e il corteo infinito dal Massimino al viale Africa arricchiscono soltanto in parte quella giornata di festa“. Ricordando quella stagione, non è stata una cavalcata trionfale, come in ogni situazione ci sono stati passi falsi che hanno reso il grido liberatorio al triplice fischio ancor più possente.

Chiamare lo Stadio Angelo Massimino “casa” è troppo?

Giocare in uno stadio dove i tifosi ti spingono verso la vittoria non è usuale. Una volta perdevamo con il Piacenza in casa, negli ultimi 10-15 minuti abbiamo tirato fuori qualcosa che era dentro di noi, serviva l’aiuto dei tifosi per esternarla. Risultato? 3-1 per noi“. – Baiocco fa un salto nel presente ricordando la marea di gente che ha riempito lo stadio in varie gare di Serie C disputate lo scorso anno, è un marchio che contraddistingue questo popolo.



Nell’immaginario comune dei tifosi rossazzurri sei ancora etichettato come ‘IL CAPITANO‘. Ti ci rivedi?

Assolutamente sì, il capitano solitamente viene visto come un leader. Bisogna avere dei principi forti come il senso di responsabilità, l’amore viscerale verso la maglia e tanti altri tasselli utili a creare un gruppo coeso. Quando le cose vanno male è importante indicare la rotta, l’esempio preso in considerazione fa riferimento alla squalifica del campo nel 2007 e fu proprio lì che le persone più esperte capirono la necessità di tuffarsi in una situazione mai affrontata sino ad allora“. Adesso l’ex capitano del Catania si interfaccerà con molti ragazzi proprio perché proverà l’esperienza da allenatore.

Se potessi tornare indietro nel tempo e ci fosse la possibilità di rigiocare un match per il Catania, quale sceglieresti?

Nella mia vita non ho mai avuto rimpianti. Essere bravi ad accettare gli eventi è una dote non da tutti. Per esperienza personale mi sono sempre preparato ad ogni evenienza, ci sono cose che non sempre vanno per il verso giusto. Nello spareggio salvezza contro il Chievo i nostri avversari hanno dimostrato grande maturità accettando la sconfitta e complimentandosi con i vincitori“. Retrocedere in Serie B e farlo con quello stile viene ormai considerata pura casualità“.

Il gol contro la Roma in casa è una spasmodica ricerca di un abbraccio virtuale con il proprio pubblico, cosa hai provato subito dopo?

Ho ancora i brividi. Si tratta dell’ultimo anno, molto particolare, a Catania. Avevo quasi un ruolo marginale e da 7 partite trascorse tra panchina e tribuna sentivo la necessità di reagire. La partita era già carica di suo, dopo quel recupero palla di Mascara sulla trequarti nostra e il suo passaggio millimetrico ho avuto la lucidità di controllare il pallone per poi fare un mini-scavetto a un portiere come Doni. Il mio unico pensiero era quello di correre verso la Curva Sud per prendermi un abbraccio virtuale che non dimenticherò mai“.

“Mi sarebbe piaciuto terminare la carriera a Catania, purtroppo non fu possibile”

Onestamente avevo avvertito che ci fosse la volontà di non proseguire questo cammino insieme. Mi è dispiaciuto molto, la mia idea era quella di costruire qualcosa di importante con il Calcio Catania. Pensavo di fare un ciclo da calciatore e non nella piazza etnea“.

Cosa pensi dell’attuale Catania, rafforzato da due figure come Faggiano e Toscano?

Faggiano e Toscano sono personaggi molto noti che hanno fatto bene nel mondo del calcio, non li conosco personalmente ma il loro lavoro è sotto gli occhi di tutti. Apprezzo il modo di fare calcio dell’attuale Catania, i progetto in collaborazione con il Paternò potrebbe rivelarsi utile nel lungo termine. Investire nel settore giovanile rappresenta uno degli aspetti principali per far crescere un club stile Benfica, Barcellona e altre certezze del mondo calcistico“.

Lo stesso Davide Baiocco evidenzia un fattore importante da adottare nel calcio di oggi: “Spero che la gente non dimentichi gli ultimi anni. Calcisticamente Catania ha dovuto incassare diversi brutti colpi, attenzione a concentrasi soltanto sulla prima squadra. L’azienda calcio è ancora più importante, il fatto che il Catania riesca a plasmare la propria identità nel tempo è più importante di raggiungere la vittoria rapidamente“.