Omicidio Palagonia: l’arresto dell’ivoriano innesca la battaglia sull’immigrazione

Omicidio Palagonia: l’arresto dell’ivoriano innesca la battaglia sull’immigrazione

CATANIA – Dopo l’efferato delitto di Palagonia, dove sono stati uccisi i coniugi Vincenzo Solano, 68 anni, e Mercedes Ibanez, 70 anni, gli abitanti del paesino in provincia di Catania rimangono molto scossi. Soprattutto dopo aver appreso che a commettere il gesto è stato un migrante di 18 anni ospitato al Cara di Mineo, Mamadou Kamara. 

E, se il sindaco del paese Valerio Marletta ha proclamato il lutto cittadino, la figlia della coppia si scaglia contro il presidente del consiglio Matteo Renzi e la sua politica di accoglienza. Ma non solo. Ciò che è accaduto dà adito ad aprire molte polemiche sulla permanenza dei migranti sul suolo siciliano.

Osservazione fatta dal segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore: “Fino a oggi, la Sicilia ha accettato passivamente di affrontare da sola un problema che riguarda tutto il Paese. Il colpevole è un ivoriano, ma nel suo paese non ci sono guerre. E insieme a lui ci sono anche tutti quelli che sostengono fermamente la politica dell’accoglienza. Ricordiamo che il “Partito del Cara” è coinvolto fino al collo nel caso di Mafia Capitale. Bisogna combattere il business che si nasconde dietro l’immigrazione”.

Anche il parlamentare europeo di Forza Italia Salvo Pogliese si schiera contro il sistema: “È una cosa assurda quella che è successa, ancor più se a commettere il gesto sia stato uno che è stato accolto a braccia aperte dal nostro Paese. Gli italiani non possono più subire le violenze e i crimini di cloro che hanno accolto con tanti sacrifici economici e sociali. Chi non ha i requisti per ottenere l’asilo politico deve essere mandato via immediatamente”.

Determinato e con una chiara presa di posizione anche lo sfogo di alcuni cittadini: “Noi facciamo la fame, mentre il governo li accoglie tutti e gli dà anche il sussidio economico”.

Intanto, il Cara prende le distanze da quanto è accaduto, come spiega il direttore della struttura Sebastiano Maccarrone: “Avevamo fatto dei passi in avanti sull’integrazione sociale, dopo questo episodio ne abbiamo fatti dieci indietro. Ho parlato del fatto con alcuni migranti e tutti si sono dissociati”.