Le carte da gioco sono ancora oggi molto utilizzate in Italia, sia dai giovani sia dai più anziani. In un’epoca in cui i giochi di carte su Internet permettono di interfacciarsi anche con altre persone in carne ed ossa, l’esperienza dal vivo non è comunque tramontata. D’altro canto, in Italia persiste una forte tradizione sotto questo punto di vista e sono numerosi i mazzi regionali che vanno per la maggiore. Tra questi spiccano i mazzi siciliani, che ricordano per certi versi quelli spagnoli. Invece della donna c’è il fante, i bastoni sono meglio noti come “mazze” e i denari sono chiamati “ori” o “aremi”. Per quanto riguarda le dimensioni, queste risultano più minute rispetto a quelle di altre carte italiane, eppure le varie rappresentazioni sono molto più ricche di figure e disegni, come dimostra la presenza del simbolo della Trinacria sul 3 di denari.
Secondo alcuni studiosi le carte siciliane deriverebbero da quelle del Tarocco, il cui mazzo consta però di 64 carte. Le figure sono intere e non mancano personaggi di spicco della storia dello Stivale alla stregua di Giuseppe Garibaldi o Vittorio Emanuele II. Le origini vere e proprie di queste carte, comunque, sono ancora oggi poco chiare. Si pensa che la loro prima apparizione risalga al periodo rinascimentale per poi essere stata favorita dalla dominazione spagnola.
Incuriosiscono, tra l’altro, alcune somiglianze con le carte arabe e quelle utilizzate dai Mamelucchi secoli fa. Lo si evince ad esempio anche dalla figura del cavaliere, posto su di un cavallo grigio, come a voler citare l’arrivo di Cristo a Gerusalemme o l’ingresso degli sceicchi nelle città a bordo di un asino. Una volta le carte siciliane erano particolarmente preziose in quanto dipinte a mano e anche per questo sono estremamente ricercate dai collezionisti.
I giochi che si possono realizzare con i mazzi siculi sono davvero numerosi. Non si tratta solo della classica scopa o della briscola. Si può menzionare ad esempio il cucù, in cui si è chiamati a passare le carte agli avversari per evitare di rimanere alla fine del giro con quella dal valore più basso. Alcune carte come il re, però, svolgono funzioni speciali consentendo di alterare lo svolgimento del giro. In alcune varianti chi ha perso tutte le 3 vite a disposizione può rientrare in gioco se riesce a interloquire con uno dei giocatori ancora in gara.
Ancora più tipico è però il ti vitti, che significa letteralmente “ti ho visto” in dialetto. Ognuno dei due giocatori al tavolo riceve diverse carte che compongono un mazzetto, dalla cima del quale bisognerà estrarre una carta da posizionare al centro per formare una scala. Se si è impossibilitati ad alimentare la scala, è possibile depositare la carta sopra il mazzo dell’avversario se dello stesso seme e maggiore di un’unità. Infine, un altro gioco di carte molto tradizionale e diffuso in Sicilia è il cavazzuddu, che emula una specie di corsa ippica. Le 4 carte dei cavalli vengono infatti disposte in linea e affiancate a file di carte incolonnate. Un cavallo avanza di una posizione in virtù del seme della carta che il mazziere deve scoprire ogni volta.