Sequestro di beni a Vincenzo Guglielmino, la replica dell’Avv. Cannata

Sequestro di beni a Vincenzo Guglielmino, la replica dell’Avv. Cannata

CATANIA – Arriva una nota di replica dall’Avvocato Salvatore Cannata, legale di Vincenzo Guglielmino, l’imprenditore catanese finito alle cronache locali questa mattina per il sequestro di beni operato dalla Finanza.

I puntini sulle “i” del legale di Guglielmino sul sequestro di beni

I numeri comunicati dalla Guardia di Finanza sono in concreto errati – spiega l’avv. Cannata -. Preciso che Guglielmino, e quindi la società Gesa Srl, per gli anni oggetto del controllo, non ha presentato la sola dichiarazione annuale Iva (mentre, contrariamente a quanto sostenuto dalla Guardia di Finanza ha presentato la dichiarazione ai fini dei redditi e dell’Irap). La Guardia di Finanza, vista anche la mancata esibizione dei registri delle fatture di vendita e di acquisto, ha proceduto alla luce della documentazione trovata a determinare l’Iva a debito sulla base dei corrispettivi desunti dalle chiusura di cassa rilevati in fase di verifica presso la sede legale, mentre per quanto riguarda l’Iva a credito, che matura sulle fatture d’acquisto, non le ha conteggiate.

L’Agenzia delle Entrate, invece, pur facendo propri i rilievi della Guardia di Finanza nel suo PVC, li ha valutati criticamente ed ha riconosciuto in detrazione l’Iva relativa agli acquisti, nonostante la società abbia omesso di presentare la corrispondente dichiarazione, tenuto conto del principio di neutralità dell’Iva e posto che la società, nel corso della verifica, ha esibito le fatture di acquisto, di cui i verificatori hanno riscontrato l’inerenza all’esercizio dell’attività d’impresa. Quest’ultimo comportamento è anche avallato da molte sentenze della giurisprudenza tributaria.

La differente valutazione circa la detraibilità dell’Iva a credito sulle fatture d’acquisto – continua il legale – ha comportato che la maggiore Iva a debito nella valutazione della Guardia di Finanza, attestata nell’anno 2017 a 113.628,85 euro passasse nell’accertamento dell’Agenzia delle Entrate a seguito del riconoscimento dell’Iva a credito pari a 91.103 euro, a 21.254 euro, quindi sotto la soglia di punibilità penale. Con lo stesso ragionamento per il 2018, la maggiore Iva a debito è pari a euro 21.472 euro.

In attesa di giudizio

Siamo in attesa dei controlli per le annualità che vanno dal 2019 al 2021. Quindi l’evasione complessiva nei 5 anni è pari a due terzi in meno rispetto a quella presuntivamente accertata dalla P.G.. Naturalmente, solo alla fine del procedimento penale e di fronte ad un Giudice terzo, si potrà affermare con certezza l’entità dell’evasione e se il sequestro oggi operato fosse, ex ante, legittimo.

Non ci vorremmo trovare, per l’ennesima volta, di fronte ad una situazione in cui si procede ad un sequestro, distruggendo l’economia di un azienda e delle famiglie ad essa collegata, per poi scoprire, anche dopo diversi anni, che il sequestro non fosse possibile o addirittura legittimo“, conclude l’avv. Cannata.