CATANIA – Era riuscito a sfuggire al blitz di ieri mattina un ventenne (che durante le indagini era minorenne), quando oltre duecento militari del Comando Provinciale carabinieri di Catania hanno dato esecuzione a due ordinanze applicative di misure cautelari personali, emessa rispettivamente dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania, nei confronti di 41 soggetti indagati, con differenti profili di responsabilità, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti aggravata dal “metodo mafioso” e dalla finalità di agevolare l’attività delle associazioni mafiose, nonché per acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, e dal gip presso il Tribunale per i Minorenni di Catania, nei confronti di 5 soggetti, all’epoca dei fatti minori, due dei quali collocati in comunità e tre in Istituto penitenziario minorile, che sarebbero stati inseriti nel medesimo contesto associativo criminale e partecipi di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.
La cattura del giovane ricercato
Nella circostanza, il complesso dispositivo di ricerca predisposto dai carabinieri ha consentito ai militari dell’Arma di fare “terra bruciata” attorno al giovane. I militari, in meno di 24 ore, nella serata di ieri, sono riusciti a fermare il ragazzo in viale Bummacaro, nel quartiere Librino, dove non ha opposto resistenza alla cattura.
L’arrestato è stato quindi posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per i minorenni e tradotto presso il carcere di Bicocca – Istituto Penale per i minorenni. Quest’ultimo dovrà rispondere di “spaccio di sostanze stupefacenti”. Sono in corso le indagini volte ad accertare la condotta e gli eventuali favoreggiatori del fermato durante le ore in cui si era sottratto alla cattura.
L’operazione “Malerba”
L’operazione denominata “Malerba”, ha consentito di disarticolare i vari gruppi criminali che gestivano numerose “piazze di spaccio” di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana) nel popoloso quartiere di San Giovanni Galermo di Catania, le quali costituiscono la principale fonte di guadagno per la criminalità organizzata radicata sul territorio, e sono la causa del profondo degrado, che caratterizza l’agglomerato urbano e il contesto sociale di riferimento. È stato accertato come “Cosa nostra” catanese, nonostante le continue operazioni di polizia sul territorio, sfruttando la peculiare morfologia dell’area, caratterizzata da complessi edilizi “chiusi” non facilmente permeabili dalle forze di polizia, come la nota via Capopassero, continua a controllare il territorio e ad imporre ai singoli sodalizi criminali regole, prezzo e quantitativo della droga da smerciare, creando un vero e proprio sistema di controllo del mercato.