Un altro Giudice di Catania respinge convalida di migranti

Un altro Giudice di Catania respinge convalida di migranti

CATANIA – Respinta la convalida di altri sei migranti tunisini, ospiti nel centro di Pozzallo – così come disposto dal Questore di Ragusa Vincenzo Trombadore – dal Giudice Rosario Cupri del Tribunale di Catania.

Situazione simile a quella che lo scorso 29 settembre ha gettato nelle cronache locali la decisione della collega Iolanda Apostolico in merito alla decisione di non convalidare il fermo di quattro tunisini ospiti dello stesso centro accoglienza.

Entrambi i giudici del Tribunale etneo hanno così deciso di andare contro il decreto Cutro stabilito dal Governo Meloni.

Perché anche un altro Giudice di Catania non ha applicato il decreto Cutro

Secondo il giudice Cupri, “la decisione della Corte di giustizia dell’Ue sul trattenimento di un richiedente protezione internazionale“, costituisce “una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto“.



I migranti erano giunti a Lampedusa il 3 ottobre scorso.

Il trattenimento – continua il Giudice – costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge“.

Come già affermato da precedenti decisioni di questo Tribunale in procedimenti di convalida di trattenimenti riguardanti cittadini tunisini e le cui motivazioni sono condivise da questo giudicante – osserva ancora il giudice – la norma prevede una garanzia finanziaria che non si configura, in realtà, come misura alternativa al trattenimento bensì come requisito amministrativo imposto al richiedente prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/Ur, per il solo fatto che chiede protezione internazionale“.

I sei provvedimenti simili

I sei distinti provvedimenti del Giudice Cupri sono sostanzialmente sovrapponibili tra loro per la similitudine dei casi. Uno, nello specifico, riguarda un 37enne tunisino sbarcato il 3 ottobre a Lampedusa e poi trasferito a Pozzallo.