Catania, al via la raccolta firme per introdurre il reato di omicidio sul lavoro

Catania, al via la raccolta firme per introdurre il reato di omicidio sul lavoro

CATANIA –Le morti sul posto di lavoro non sono incidenti“, lo sottolineano USB e Rifondazione invitando i catanesi a prendere parte alla raccolta firme organizzata per introdurre il reato di omicidio sul lavoro.

Ci sono morti tutti i giorni sui posti di lavoro ma si continua ancora a parlare di ‘incidenti sul lavoro’. In realtà – aggiungono – le politiche governative – di centro sinistra e di centrodestra – hanno accentuato l’abuso del sistema degli appalti, la privatizzazione del comparto del lavoro pubblico, l’espandersi inarrestabile della precarietà del lavoro e la ricerca del profitto a tutti i costi. Profitto che sovente rappresenta la ragione per la quale si risparmia sui costi per la sicurezza o addirittura si manomettono gli impianti di sicurezza, aumentando così i rischi di chi lavora“.

Politiche governative del profitto dettate apertamente da Confindustria che di conseguenza determinano la riduzione sistematica dei livelli di sicurezza in tutti i posti lavoro, sia pubblici che privati, con ‘incidenti’ quotidiani e spesso mortali!“.



Non si muore per cause incidentali, si muore perché la vita delle lavoratrici e dei lavoratori non conta niente per i governi e per i padroni. Non sono morti bianche, termine utilizzato per annacquare le responsabilità organizzative. Le morti sul lavoro non sono incidenti, sono omicidi“.

Giovedì la raccolta firme a Catania

Nella giornata di domani, giovedì 7 settembre, sarà allestito in piazza Giovanni Verga, lato marciapiede tribunale, dalle ore 8,30 alle 14, a Catania un banchetto dell’USB. Lì si potrà prendere parte alla raccolta firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per introdurre il reato di omicidio sul lavoro.

Durante il banchetto verranno anche raccolte le firme per il salario minimo di 10 euro l’ora, indicizzato all’inflazione per attuare l’art. 36 della Costituzione e il pieno diritto a una retribuzione sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.