Chiesto nuovo processo d’appello nella trattativa Stato-mafia: coinvolti tre ex Ros

Chiesto nuovo processo d’appello nella trattativa Stato-mafia: coinvolti tre ex Ros

SICILIA – La Procura Generale di Cassazione ha richiesto un nuovo processo d’appello per tre imputati nell’ambito del procedimento sulla cosiddetta “Trattativa Stato-mafia” che ha una storia ultradecennale, poiché l’udienza preliminare si è aperta nell’ottobre 2012: il generale dei carabinieri Mario Mori, il generale Antonio Subranni e l’ufficiale Giuseppe De Donno, tutti ex Ros.

Si tratta dell’ultima tappa di una vicenda giudiziaria lunga e controversa, che si basa sull’ipotesi dell’accusa che uomini delle istituzioni siano scesi a patti con i boss di Cosa Nostra in cambio della fine della stagione delle stragi (1991-1993).

La vicenda giudiziaria

La Corte d’Assise d’appello di Palermo aveva invece assolto tutti gli imputati, sostenendo che non ci fossero prove sufficienti per dimostrare la loro colpevolezza. Il collegio della Suprema Corte esaminerà l’ultima sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’appello di Palermo, che ha assolto sia Marcello Dell’Utri sia gli uomini del Ros. Tuttavia, il rappresentante dell’accusa ha chiesto la conferma dell’assoluzione per l’ex senatore Dell’Utri, ma ha richiesto un nuovo processo d’appello per gli ex Ros.

I tre imputati coinvolti avrebbero avuto un ruolo centrale nella “Trattativa Stato-mafia”, mentre Dell’Utri sarebbe stato coinvolto in una forma di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi, il quale avrebbe pagato i boss mafiosi per ottenere il loro appoggio politico.



L’impatto sull’opinione pubblica

Questa richiesta di un nuovo processo d’appello ha suscitato diverse reazioni nell’opinione pubblica italiana.

Da un lato, ci sono coloro che sostengono che sia giusto procedere con un nuovo processo per fare piena luce su una vicenda così importante per la storia dell’Italia contemporanea. Dall’altro lato, ci sono coloro che criticano questa richiesta, sostenendo che la giustizia italiana stia diventando sempre più lenta e che ci sia il rischio di una sorta di “eternizzazione” del processo.

Foto di repertorio