MONREALE – La morte di Salvatore Lupo, un 31enne originario di Monreale avvenuta in carcere a Frosinone, è stata oggetto di un nuovo sviluppo. Secondo quanto riportato dall’avvocato Salvino Caputo, difensore della famiglia Lupo, i genitori e le sorelle della vittima si sono recati presso la compagnia dei carabinieri di Monreale per denunciare la direttrice della casa circondariale, il dirigente medico di turno, il dirigente dell’ospedale “Spaziani”, il consulente medico nominato dalla Procura della Repubblica di Frosinone e il magistrato della Procura della Repubblica di Frosinone titolare delle indagini. La vicenda è stata controversa sin dall’inizio e ha visto come ultima tappa la riesumazione del cadavere.
Secondo i familiari, Salvatore, condannato per mafia nel 2018, sarebbe stato ucciso da una dose di medicinali fornita dal carcere la sera prima della morte e il blister delle medicine sarebbe poi scomparso. La Procura della Repubblica di Frosinone ha presentato per due volte una richiesta di archiviazione, respinta dal giudice per le indagini preliminari in seguito agli atti di opposizione presentati dal collegio difensivo della famiglia Lupo. Dopo la riesumazione della salma di Lupo e l’esame medico legale, la Procura ha presentato per la terza volta una richiesta di archiviazione.
I familiari di Salvatore hanno espresso la loro preoccupazione per la scomparsa delle medicine e dei prelievi e hanno dichiarato che la Procura e la polizia giudiziaria non hanno effettuato indagini per individuare i responsabili della scomparsa di prove importanti che avrebbero potuto chiarire le cause del decesso. La famiglia ha presentato una denuncia presso i carabinieri di Monreale e chiede giustizia per la morte di Salvatore, avvenuta in una cella del carcere di Frosinone il 16 dicembre del 2019.
L’allarme sulla condizione dei penitenziari
La situazione delle carceri è stata oggetto di dibattito e preoccupazione da parte di molte organizzazioni e istituzioni a causa delle condizioni spesso inadeguate in cui i detenuti sono costretti a vivere.
Uno dei problemi principali delle carceri italiane è la sovraffollamento: molte carceri sono progettate per ospitare un numero limitato di detenuti, ma a causa dell’elevato tasso di criminalità e di detenzione preventiva, la maggior parte delle strutture carcerarie italiane sono sovraffollate. Ciò significa che i detenuti spesso devono condividere celle con un numero eccessivo di persone, con conseguenze negative sulla salute e sulla sicurezza.
Inoltre, le condizioni igieniche sono spesso inadeguate, e molti detenuti non hanno accesso a servizi igienici adeguati e puliti. La mancanza di cure mediche adeguate è un altro problema comune, e molti detenuti non ricevono le cure di cui hanno bisogno, o le ricevono in ritardo a causa della mancanza di personale medico o di attrezzature mediche.
L’alto tasso di suicidi e di morti in carcere è un altro problema significativo. Molte di queste morti sono il risultato di condizioni di vita difficili, ma ci sono anche casi di suicidi e omicidi tra detenuti che avvengono a causa della violenza e della tensione all’interno delle carceri.
In generale, le condizioni delle carceri italiane sono state oggetto di critiche e preoccupazioni da parte di molte organizzazioni internazionali, che hanno chiesto al governo italiano di adottare misure per migliorare le condizioni delle carceri e proteggere i diritti umani dei detenuti.