L’infarto miocardico acuto

L’infarto miocardico acuto

Corrado-Tamburino

L’infarto miocardico acuto è una delle manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica, cioè delle placche aterosclerotiche localizzate nelle coronarie, che sono le arterie che nutrono il muscolo cardiaco, il cosiddetto miocardio. Infatti, l’infarto miocardico è causato dalla rottura di una placca aterosclerotica, simile ad un vulcano in eruzione, su cui si forma acutamente un trombo ricco di piastrine e fibrina che occlude improvvisamente l’arteria interrompendo il flusso sanguigno alla zona di miocardio irrorato che ne causa l’ischemia, e successivamente la necrosi (morte del miocardio), se l’occlusione è prolungata.

Pertanto, per evitare la perdita irreversibile di muscolo cardiaco è fondamentale risolvere l’occlusione coronarica e ripristinare il flusso quanto prima possibile, poiché in tale situazione clinica il “tempo è muscolo”, cioè più rapido è l’intervento di ripristino del flusso al miocardio, maggiori sono le possibilità di salvare tale muscolo. Per tale motivo l’impegno sanitario è focalizzato a ridurre il più possibile i tempi dall’insorgenza dei sintomi dell’infarto al trattamento. In particolare, sulla base delle evidenze scientifiche, è stato stabilito che il trattamento di riperfusione dell’arteria occlusa, dovrebbe essere eseguito idealmente entro 2 ore dall’insorgenza dei sintomi dell’infarto.

Il paziente ha un ruolo fondamentale nel ridurre il ritardo al trattamento riperfusivo, poiché è il primo ad allertare il sistema sanitario. Attualmente, la strategia migliore da attuare da parte del paziente per evitare possibili ritardi di trattamento, è quella di chiamare il servizio di emergenza, cioè il 118, che eseguirà l’elettrocardiogramma e sulla base di questo esame sarà deciso dall’equipe dell’emergenza il percorso ospedaliero più idoneo e più rapido. Pertanto consigliamo di evitare di recarsi al pronto soccorso con mezzi propri.

Ovviamente, il presupposto fondamentale per il paziente è di saper riconoscere i sintomi dell’infarto, che includono i seguenti: dolore o senso di costrizione al petto e/o al giugulo e/o all’epigastrio, irradiato alla mandibola e/o al braccio sinistro, che non regredisce con antiinfiammatori o antiacidi. Al dolore, si possono associare sintomi come nausea e vomito.

Tali sintomi possono insorgere durante uno sforzo fisico di qualunque entità, uno stress emotivo, o anche a riposo, o dopo un pasto abbondante; è frequente l’insorgenza dei sintomi nelle prime ore del mattino. Spesso i sintomi dell’infarto insorgono improvvisamente in un soggetto che in precedenza si è mantenuto asintomatico ed in apparenti buone condizioni di salute. La prevenzione dell’infarto consiste pertanto nel controllo e la correzione dei principali fattori di rischio dell’aterosclerosi coronarica e cioè ipertensione, fumo, diabete, colesterolo e sovrappeso.

In conclusione, come è già comunemente noto, l’infarto miocardico acuto rappresenta un’emergenza clinica che pone il paziente in imminente pericolo di vita e richiede pertanto un intervento immediato. L’intervento di scelta salvavita nell’infarto miocardico acuto è rappresentato dall’angioplastica percutanea, che per mezzo di un catetere inserito nelle arterie, raggiunge l’occlusione coronarica ripristinando meccanicamente il flusso. L’impegno di ogni regione è quello di garantire una rete dell’infarto che possa assicurare a tutti i pazienti di ricevere l’angioplastica coronarica in tempi rapidi, con l’obiettivo di ridurre la mortalità e le complicanze acute e croniche dell’infarto.

Con la collaborazione della dottoressa Piera Capranzano