CATANIA – “Ai giovani del Sud dico soltanto che devono muoversi nel mondo, mentre ai più grandi di assumersi la responsabilità di farli rientrare. Dobbiamo creare quelle nuove opportunità di lavoro che possano consentire ai nostri giovani, che sono sempre tra i ricercatori più bravi al mondo, di avere l’opportunità di scegliere se rientrare al Sud oppure di rimanere in altri posti del mondo o del Nord Italia. I giovani vanno preparati per competere a livello globale e in questo siamo già molto bravi al Sud, ma adesso il Meridione deve svilupparsi per far rimanere i giovani nel proprio territorio“.
Con questo messaggio Luigi Nicolais, professore emerito dell’Università Federico II di Napoli e presidente di Materias, ha concluso stamattina la lectio magistralis dal titolo “Economia della conoscenza: ricerca e futuro per il Paese” di Luigi Nicolais.
Un evento – organizzato nell’ambito del ciclo di incontri “Colloquia SSC”, promossi dalla Scuola Superiore dell’Università di Catania – che ha registrato ieri la presenza di ricercatori, studenti universitari e degli istituti superiori e anche gli allievi delle “scuole” di eccellenza dell’ateneo catanese.
Ad aprire i lavori, nell’aula magna “Santo Mazzarino” del Monastero dei Benedettini, il rettore Francesco Priolo insieme con il presidente della Scuola Superiore di Catania Daniele Malfitana e la direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche Marina Paino alla presenza della prorettrice Francesca Longo.
“Il Sud, con i suoi giovani, non può permettersi di perdere questa grande occasione offerta dal Pnrr. L’Università di Catania in campo nazionale è entrata a far parte di 14 partenariati estesi, di tre infrastrutture della ricerca e di tre (su cinque) centri nazionali“, precisa il rettore.
“In campo regionale, invece, abbiamo aderito al Polo per la Ricerca e Innovazione promosso dalla Regione con gli atenei siciliani e adesso siamo coordinatori di un Ecosistema dell’innovazione, denominato Sicilian micro and nano tecnology research and innovation center (Samothrace) che vede coinvolti anche enti di ricerca e aziende pubbliche e private leader del settore“, ha aggiunto prima di lasciare la parola al professor Nicolais, l’attualmente consigliere per le politiche della Ricerca dal ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa.
“Noi del Sud abbiamo una grande capacità creativa che dobbiamo meglio indirizzarla verso il bene comune“, ha affermato in apertura l’ex presidente del Cnr.
“Oggi abbiamo una grande occasione, il Pnrr. Dobbiamo capire che non esistono scienziati singoli, ma che solo lavorando insieme, mescolando tutte le competenze, possiamo creare nuovi prodotti e soprattutto quell’innovazione duratura per il territorio. Il Sud ha una grande opportunità anche perché è destinatario del 40% dei fondi del Pnrr, quindi deve cogliere questa opportunità e deve necessariamente sviluppare quell’approccio di condivisione e collaborazione per raggiungere i risultati della Missione 4 del Pnrr, l’applicazione delle scienze e della ricerca alla nuova green economy“, aggiunge.
“Occorre portare la ricerca da ‘scoperta’ a innovazione vera e propria considerando quest’ultima come base della capacità di sviluppo economico-culturale del Paese nel mondo – ha spiegato l’accademico – e sappiamo bene che gli investimenti nella ricerca in Italia sono inferiori a quelli di tanti altri Paesi, ma è altrettanto vero che adesso occorre finanziare l’Innovazione”.
“E per questo è di fondamentale importanza sfruttare il collegamento fra le due principali istituzioni europee del mondo della ricerca: l’European Research Council che ha il compito di gestire la ricerca per aumentare la conoscenza e l’European Innovation Council che si occupa dell’applicazione delle ricerche creando innovazione“, sottolinea.
E sul “polo” siciliano Nicolais è chiaro definendolo “importantissimo perché, così come è dimostrato, quando il mondo della conoscenza e della politica si parlano tra loro si ottengono i risultati, altrimenti è una tragedia“.
“La politica deve curare lo sviluppo e l’interesse dei cittadini e chi più che l’accademia può dare quel contributo fondamentale nel campo della ricerca e dell’innovazione. In un Paese come il nostro, in grado di creare e dare valore alle nuove tecnologie, è fondamentale far funzionare le istituzioni“, ha aggiunto.
“L’Italia deve capire che la nostra capacità di competizione deve essere basata sulla conoscenza“, sottolinea l’ex ministro per le Riforme e le Innovazioni nella pubblica amministrazione.
E ancora: “Oggi è un periodo in cui l’economia della conoscenza è centrale e le università, con gli enti di ricerca, devono rendersi conto che dobbiamo creare ricerca di altissimo livello e al tempo stesso trasformarla in innovazione. Questo è un punto di debolezza del nostro paese ancora molto legato alla produzione di conoscenza, ma poco interessato a utilizzarla”.
“Siamo bravissimi nel creare professionisti, ma ci dimentichiamo che devono essere in grado di lavorare in aziende e quindi di essere creativi, di essere capaci di utilizzare la conoscenza. Un ragionamento che vale per tutte le discipline, non solo per i ricercatori del campo delle scienze dure, ma anche per quelli del settore dei beni culturali e della cultura in genere“, precisa.
“È necessario produrre sinergie, costituire percorsi virtuosi, creare una rete efficiente di enti, imprese e soggetti, privati e pubblici in grado di investire e generare valore“, ha concluso il professore emerito prima degli interventi degli allievi della Scuola Superiore di Catania, Emmanuela Grasso e Luigi La Grua.
In precedenza il professor Daniele Malfitana aveva evidenziato “l’importanza del sapere collettivo, scientifico e umanistico, ben diffuso tra gli allievi della Scuola Superiore di Catania, un centro di alta formazione che offre quelle opportunità per sfondare nel mondo del lavoro“.
Parole riprese anche dalla professoressa Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche, che ha sottolineato “la fondamentale rilevanza del connubio di conoscenze sia delle scienze dure, sia di quelle umanistiche per raggiungere gli obiettivi prefissati dal Pnrr nel campo dell’innovazione“.