ITALIA – Si è ufficialmente aperta la seconda votazione per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il primo voto esercitato ieri pomeriggio ha prodotto – come da pronostico – un’infinità di schede bianche nell’attesa che i partiti riescano a convergere su un unico nome.
Nelle scorse ore ha ripreso quota la possibile candidatura di Mario Draghi, con lo stesso presidente del Consiglio che avrebbe già consultato i vari leader al fine verificare la disponibilità.
L’ex governatore della Bce ha sentito Matteo Salvini (Lega), Giuseppe Conte (M5S) ed Enrico Letta (PD). Gli ex alleati del precedente Governo gialloverde avrebbero però proposto Franco Frattini, ex ministro degli Esteri, della Pubblica amministrazione ed ex Commissario europeo alla Giustizia.
Nome che, tuttavia, non sembra piacere ai Dem a causa delle sue recenti posizioni filorusse. Al tempo del Governo Conte I, infatti, Frattini si era detto favorevole alla cancellazione delle sanzioni alla Russia.
Il tema è tornato in auge in questi giorni, con l’ex Paese sovietico che minaccia di invadere l’Ucraina con le proprie milizie. “Abbiamo bisogno di un profilo chiaramente atlantista e che rassicuri i mercati“, ha dichiarato Enrico Letta in un’intervista Cnbc.
“Quando parlo di atlantismo – ha aggiunto – mi riferisco a quello che sta accadendo fra Ucraina e Russia. Dobbiamo difendere l’Ucraina. Abbiamo bisogno di qualcuno che unisca il Paese, come ha fatto Mattarella, e che sappia rassicurare e che sappia riaffermare chiaramente l’atlantismo dell’Italia“.
Intanto, in mattinata, il leader dei Centristi Pier Ferdinando Casini ha lanciato un possibile “segnale” pubblicando sul proprio profilo Instagram una sua foto da giovane accompagnata dalla seguente didascalia: “La passione politica è la mia vita“. Auto candidatura per il Colle?
Insomma, l’intesa ancora non c’è e potrebbe mancare anche oggi. Lo stesso segretario del Partito Democratico ha più volte ribadito che il nome comune per il prossimo Capo dello Stato potrebbe emergere nel corso delle prossime 48-72 ore.
A meno di sorprese, infatti, anche lo spoglio odierno dovrebbe concludersi con una fumata nera, rinviando possibilmente ogni decisione alla quarta votazione, quando sarà necessaria la maggioranza assoluta.