PALERMO – Dopo aver scoperto un giro di false vaccinazioni a Palermo, arriva la confessione da parte dell’infermiera, Anna Maria Lo Brano, che fa i nomi dei suoi “complici”. Si tratta di una collega e, con tutta probabilità, anche di un medico.
Un accordo per simulare delle vaccinazioni e ottenere così il Green Pass. L’infermiera che lavora all’ospedale Civico, faceva finta di inoculare il siero nell’hub della Fiera del Mediterraneo.
Così la Digos di Palermo ha arrestato, lo scorso dicembre, tre persone su ordine della Procura diretta da Francesco Lo Voi per false vaccinazione anti-Covid. I reati contestati sono di corruzione, falso ideologico in atto pubblico e peculato.
La donna avrebbe ammesso tutte le sue responsabilità: avrebbe agevolato i no-vax a ottenere la certificazione verde, pur non inoculando alcun siero anti-Covid.
“Svuotavo il contenuto della siringa in una garza e poi infilavo l’ago nel braccio, senza iniettare nulla. Sono pentita di quello che ho fatto, ho agito solo per bisogno di denaro per mantenere mio figlio agli studi universitari“, confessa Anna Maria Lo Brano. Ma rischia il licenziamento.
Uno degli arrestati, il commerciante Giuseppe Tomasino, l’avrebbe conosciuta a una festa di comuni amici. L’infermiera precisa: “In quell’occasione mi chiese di dargli una mano in quanto era un No-vax convinto e non voleva fare assolutamente il vaccino“.
“L’accordo concluso era che io avrei procurato dei falsi certificati di tampone Covid con esito negativo, riguardanti Tomasino, Accetta (leader dei no-vax nonché altro arrestato, ndr) e due dei suoi figli, in cambio di 50 euro per ciascuno, mentre l’altra persona si sarebbe occupata dell’effettuazione o comunque dell’organizzazione delle false inoculazioni, in cambio di 400 euro per ciascuno“, prosegue.
“Poi la normativa è cambiata e siamo passati alle vaccinazioni finte“, specifica e poi prosegue facendo i nomi delle persone che si erano rivolte a lei per ottenere il siero anti-Covid pur senza inoculazione (circa 10).
“Un poliziotto, tre mie vicine di casa, anche una mia collega dell’hub, Giorgia Camarda, che aveva fatto regolarmente le prime due dosi con Pfizer e aveva paura della terza dose, che sarebbe stata effettuata con Moderna, da lei e dalle vicine di casa non ho percepito soldi“, racconta.