BRONTE – Su richiesta di questa Procura distrettuale il giudice per le indagini preliminari di Catania ha convalidato l’arresto in flagranza di reato eseguito dai carabinieri della Stazione di Bronte nei confronti del 47enne Filippo Asero, ritenuto responsabile dell’omicidio della moglie 45enne Ada Rotini, avvenuto intorno alle ore 10,15 dello scorso 8 settembre in via Boscia a Bronte (CT).
Nei suoi confronti è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere. Lo scorso 8 settembre, un carabiniere in licenza, mentre transitava a piedi nelle vicinanze della citata via, ha udito delle urla e si è pertanto immediatamente avvicinato per prestare soccorso, scorgendo così una donna in preda al panico che chiedeva aiuto, un anziano sanguinante da un braccio e il cadavere di un’altra donna, riverso in terra in una pozza di sangue e parzialmente nascosto da un’autovettura, con numerose ferite al collo, al volto e agli arti, inferte con un’arma da taglio a punta.
Mentre tentava di prestare soccorso, il militare si è imbattuto in Asero il quale, proprio in quel momento, è uscito dal civico 44 brandendo un coltello con cui si infliggeva dapprima una coltellata all’addome accasciandosi a terra e, dopo averlo roteato per non fare avvicinare il carabiniere, altre due al ventre, venendo definitivamente bloccato dal militare in attesa dell’intervento del personale del 118 e dei colleghi della locale stazione.
All’arrivo delle ambulanze i medici hanno constatato il decesso della donna e soccorso Asero, il quale è stato trasportato poi con l’elisoccorso all’ospedale Cannizzaro di Catania, dove è ancora ricoverato. Gli immediati accertamenti hanno portato all’identificazione dei soggetti presenti al fatto di sangue, cioè la sorella 42enne della vittima e l’anziano 90enne di cui la vittima era badante, nonché all’individuazione di alcuni sistemi di videosorveglianza che, nella loro pur parziale registrazione, hanno documentato l’effettivo svolgimento dei fatti concordemente con quanto riferito dai testimoni.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati da questa Procura Distrettuale, la donna, in precedenza legata da una lunga relazione sentimentale con un uomo abitante nel vicino comune di Maletto da cui aveva avuto una figlia ora undicenne, nell’estate dello scorso anno si era unita in matrimonio al Comune di Bronte con Asero, salvo poi, verso la fine del dicembre 2020, rivolgersi ai carabinieri di Maletto per segnalare il desiderio di interrompere il rapporto alla luce di riferiti comportamenti violenti tenuti dall’uomo, descritto come autoritario e possessivo.
Rappresentava la donna di essersi rivolta ai carabinieri non già per presentare una denuncia, che anzi si rifiutava categoricamente di formalizzare nei confronti del marito, bensì per evitare una eventuale denuncia del coniuge per abbandono del tetto coniugale. Tuttavia, atteso che la donna asseriva di aver subito il comportamento violento di Asero, la stessa, unitamente alla figlia minore, era stata collocata dalla polizia giudiziaria operante in una struttura protetta (abbandonata volontariamente dalla donna dopo pochi giorni per recarsi presso l’abitazione dei genitori nel siracusano), aveva avviato tempestivamente un’attività di indagine.
Nel corso delle indagini sono stati ascoltati i familiari e alcune amiche della vittima, che non riferivano di essere stati testimoni diretti di violenze o minacce di Asero nei confronti della moglie, pur confermando che quest’ultima si era talvolta lamentata con loro di tali comportamenti del coniuge. I primi giorni del gennaio 2021 la 45enne, inizialmente intenzionata a chiedere la separazione, aveva deciso di riappacificarsi con il coniuge, ritornandoci a vivere.
Tale situazione restava inalterata fino allo scorso giugno quando, secondo quanto ricostruito, nonostante l’assenza di ulteriori segnalazioni di maltrattamenti alle autorità, la donna decideva nuovamente di lasciare Asero avviando le formali procedure di separazione e rientrando nell’abitazione dei propri genitori a Noto. Solo dallo scorso 1° settembre la vittima aveva intrapreso l’attività di badante a Maletto, proprio nei confronti dell’anziano al quale, la mattina dell’omicidio, aveva chiesto di essere accompagnata, insieme ad altri parenti, al municipio di Bronte in occasione dell’udienza di separazione, prevista per le 11, salvo poi decidere di recarsi, anche con la sorella e senza preavvisare gli inquirenti come invece aveva fatto in altra circostanza, presso la casa del marito, il quale aveva dato il consenso affinché Rotini andasse a ritirare i propri effetti personali.
Nell’occasione, il marito, apparentemente tranquillo, dopo aver scoperto che l’anziano abitava nel Comune di Maletto, ritenendo erroneamente che la moglie avesse riallacciato la relazione sentimentale con il suo precedente compagno (anch’egli abitante a Maletto), perdeva il controllo e, dopo averla invitata più volte a rientrare in casa per prendere alcuni profumi, a fronte del suo fermo diniego, improvvisamente ha tirato fuori dalla tasca un coltello a serramanico attingendola prima all’interno dell’abitacolo dell’autovettura con diversi fendenti sferrati dal finestrino, per poi continuare ad infierire su di essa dopo averla trascinata fuori dal veicolo.
L’anziano, seduto al posto di guida, nonostante l’età avanzata era immediatamente accorso in aiuto della donna venendo però anch’egli attinto da una coltellata al braccio destro per la quale veniva poi medicato al pronto soccorso dell’ospedale di Bronte, con una prognosi di 15 giorni. L’ispezione cadaverica operata da parte del medico legale incaricato ha evidenziato la brutale ferocia dell’omicida che, a un primo esame, ha colpito la vittima con almeno 40 coltellate, prima di tentare il suicidio.