SICILIA – Da alfiere della rivoluzione green della mobilità a pericolo per la cittadinanza? È quanto sostenuto da coloro i quali puntano il dito contro il monopattino elettrico, mezzo di trasporto che ha conosciuto una vera e propria impennata di popolarità nel corso degli ultimi mesi.
L’avvento della pandemia da Coronavirus e la necessità di sperimentare nuove modalità di spostamento individuale hanno accelerato la conversione dell’automobilista in monopattinista. E i dati non mentono.
Il servizio più diffuso in Italia
Secondo il report dell’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Economy, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica, dal Ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, il monopattino elettrico è diventato il servizio più diffuso nelle città italiane.
Inoltre, i numeri per quanto riguarda i noleggi sono più che positivi, con ben 7,4 milioni di contratti stipulati soltanto nell’anno 2020. Anche nelle principali città della Sicilia si è innescato il processo di rinnovamento.
Il monopattino elettrico in Sicilia
A Palermo nel mese di marzo 2021 è stato attivato il servizio di monopattino sharing, con una flotta composta inizialmente da 1.600 mezzi e destinata ad aumentare durante queste settimane. A Catania la risposta non si è fatta attendere, con il Comune che ha pubblicato un avviso di manifestazione d’interesse per la ricerca di operatori economici interessati all’affidamento del servizio.
Tuttavia, rimane all’ordine del giorno la tematica della sicurezza sulle strade al netto della presenza degli altri attori. Auto, motorini e mezzi pesanti non sono certo scomparsi dalla scena stradale, ma continuano a condividere un ambiente cittadino già saturo e scarsamente razionalizzato, all’interno del quale non sono mancati già i primi incidenti.
Le città sono pronte?
Infatti, al cambiare delle abitudini di mobilità dei cittadini non sono mutate le città, ancora caotiche, confusionarie e in molti casi sprovviste di spazi destinati al passaggio di mezzi come i monopattini.
Argomento già discusso per quanto riguarda le biciclette, ritenute ancor oggi “pericolose” per chi si sposta in un centro urbano, pur dimenticando che il rischio, in realtà, riguarda gli stessi ciclisti che diventano “bersagli” dei bolidi nella giungla dell’ora di punta.
La proposta di legge
E in assenza di corsie deputate al passaggio dei monopattini si pensa, quindi, a limitare il transito “selvaggio” dei monopattini con la scrittura di una proposta di legge (Clicca qui per visualizzarla) avanzata dalla Lega che pone divieti altamente limitanti agli utilizzatori.
Secondo il progetto di legge, attualmente in discussione alla Camera e dal titolo “Disposizioni in materia di circolazione dei monopattini a propulsione prevalentemente elettrica“, i monopattini elettrici “dovrebbero essere regolati con una serie di disposizioni inserite all’interno del Codice della Strada“. Tuttavia, nell’attesa che possa essere definita una “legislazione organica e definitiva”, la proposta vuole limitarsi a introdurre delle norme “transitorie”.
Le norme stringenti
Ma cosa prevedono queste norme? In primis, viene chiesto la riduzione a 20 chilometri orari della velocità massima da osservare su strada. Inoltre, i monopattini potrebbero circolare soltanto “sulle strade urbane con un limite di velocità di 30 km e, dunque, sulle strade con una circolazione veicolare ridotta, oltre che sulle piste ciclabili“.
Un altro passaggio cruciale (e che ha già sollevato diverse polemiche) della proposta di legge è quello che pone il divieto ai minorenni di utilizzare il monopattino, “stabilendo l’obbligo dell’uso del casco e del giubbotto catarifrangente“. Chi utilizza tali mezzi, inoltre, non potrà circolare “dopo il tramonto e durante tutto il periodo dell’oscurità“.
Nel testo della proposta, inoltre, viene chiesto anche l’introduzione del “divieto di sosta sui marciapiedi“, con sanzioni “che possono comprendere anche la rimozione del mezzo“.
Norme severe, come abbiamo visto, che potrebbero quindi porre un freno all’utilizzo poco consapevole del mezzo ma, allo stesso tempo, osteggiare il processo di innovazione della mobilità urbana in attesa di ambienti maggiormente accessibili.