SICILIA – Un inizio d’estate tragicamente movimentato quello che abbiamo vissuto in Sicilia, dove per un arco di tempo fin troppo lungo l’Isola ha dovuto dire addio a molti dei suoi figli, tutti vittime di incidenti stradali mortali.
Sono molte le cause dei sinistri fatali, verosimilmente una strada poco illuminata o scivolosa, l’asfalto costruito male, un colpo di sonno, l’assunzione di sostanze stupefacenti o alcoliche: milioni i motivi, ma milioni sono anche i modi per tenersi al sicuro e lontani da molte di queste cause e godersi un viaggio sui mezzi che garantisca un sereno ritorno a casa.
Strisce pedonali 3D, cosa sono
Pare che l’idea di adottare l’illusione ottica fornita dalle strisce pedonali 3D sia nata in una piccola cittadina di pescatori di Isafjordur, nella parte nordoccidentale dell’Islanda. L’idea, poi, sarebbe stata ripresa in alcune parti del Mondo (come in Sud Africa, Cina, Kyrgyzstan e India), compresa l’Italia, nello specifico a Trieste.
L’obiettivo è quello di creare un’illusione che faccia credere agli automobilisti di avere di fronte alle proprie auto un ostacolo che blocca loro la strada. Questo dovrebbe portare i conducenti delle auto a rallentare e dunque a rendere il traffico generalmente più sicuro.
Che di queste strisce si possa fare uso anche in Sicilia?
Le strisce 3D sono più utili dei semafori?
Essendo semplici disegni, alla base delle strisce pedonali e del loro funzionamento vi è lo stimolo psicologico che queste trasmettono al conducente del veicolo, facendolo inevitabilmente rallentare.
La domanda, però, che molti siciliani potrebbero porsi è: “Se molti incivili non rispettano nemmeno il semaforo rosso, come potrebbero mai rispettare delle semplici strisce pedonali dipinte a terra?“.
Per spiegare al meglio la condizione instaurata da queste installazioni è intervenuto ai microfoni di NewSicilia lo psicologo catanese Marco Cappuccio: “Le strisce 3D potrebbero essere più efficaci rispetto alle normali strisce pedonali, tenendo conto che si basano su princìpi differenti di funzionamento psicologico rispetto al segnale stradale”.
“In linea generale – prosegue – i segnali stradali e le classiche strisce si fondano sull’interiorizzazione di una norma che li riguarda, rappresentano la norma corrispondente a quel segnale, rallentarsi o fermarsi. Sono mediate dalla consapevolezza del soggetto e risentono di una percentuale differente di possibilità di rispetto della norma a seconda del grado soggettivo di interiorizzazione della norma, apprendimento e volontà consapevole del suo rispetto”.
“Le strisce 3D rappresentano artificialmente un ostacolo fisico e lo ricreano (in parte) fisicamente, dunque rimandano all’inconscio e a meccanismi automatici di risposta a un ostacolo esterno. È naturale fermarsi rispetto a un ostacolo fisico, scatta in noi un comportamento di protezione e difesa rispetto a un pericolo”, continua.
“Anche se lo stimolo e la situazione non sono reali, questo succede comunque. Proveremmo a ‘salvarci’ anche se vedessimo in realtà virtuale o su uno schermo 3D una situazione di pericolo simile. Anche se sappiamo che non è reale, lo facciamo lo stesso. Le strisce pedonali 3D potrebbero dunque essere efficaci dove il rispetto delle norme stradali (per poca coscienza o interiorizzazione) è scarsamente considerato”, conclude.
Fonte immagine Ansa.it