CATANIA – “L’Italia ha bisogno di vaccini antiCovid. Catania può produrli. Basta volerlo!”. I segretari generali di Cgil-Cisl-Uil Catania e delle organizzazioni di categoria Filctem-Femca-Uiltec hanno scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, al commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, oltre che ai vertici di Farmindustria, dell’Aifa e della multinazionale del farmaco Pfizer, al presidente della Regione Sicilia e al sindaco della Città Metropolitana.
Nella nota si ricordano gli “incontri di questi giorni al Ministero dello Sviluppo economico per individuare una via italiana al siero antiCovid” e la ricerca di stabilimenti nel territorio nazionale: “Da tempo – scrivono Giacomo Rota, Maurizio Attanasio, Enza Meli, Jerry Magno, Giuseppe Coco e Alfio Avellino – sollecitiamo che Pfizer guardi con rinnovato interesse al proprio stabilimento catanese. Proprio mentre si discute tanto di produzione conto terzi per smaltire il gran quantitativo di richieste inevase, sarebbe incomprensibile che la multinazionale non guardi innanzitutto in casa propria con un programma di investimenti mirato e lungimirante sostenuto dalle istituzioni politiche. Parliamo di investimenti, appunto. Il nostro territorio, per la sua centralità strategica nell’area mediterranea, può infatti svolgere un ruolo significativo nella filiera europea e mondiale del farmaco”.
Cgil-Cisl-Uil insieme con Filctem-Femca-Uiltec aggiungono: “Rivendichiamo attenzione per le potenzialità di questo territorio, che può e vuole assicurare una presenza concreta nella lotta al Coronavirus. Non si perda tempo, però. Gli specialisti ricordano come il vaccino sia un prodotto vivo, non di sintesi, che passa attraverso un bioreattore. Da quando si inizia la produzione, occorrono da 4 a 6 mesi per il risultato finale. Oggi, lanciamo la scommessa-Catania in questa sfida epocale. Chiediamo a tutti, pubblico e privato, di condividerla. Se non ora, quando?”.
Le organizzazioni sindacali concludono esponendo un progetto ambizioso: “Quando l’unione ha fatto la forza mettendo assieme Università, Ricerca, Industria, Istituzioni politiche e Parti sociali, a Catania è nata Etna Valley. Adesso, crediamo che la stessa sinergia possa far nascere dalla tragedia della pandemia un’occasione di sviluppo. Potremmo chiamarla FarmaValley, ovvero la nascita di un polo per lo sviluppo e la fabbricazione di vaccini. Ne serviranno sempre di più e sempre diversi, senza soluzione di continuità, considerato che dovremo imparare a convivere con il Covid-19 così come già avviene per altri virus”.
“Le risorse ci sono e non è consentito restare alla finestra, magari per vederle evaporare. Il Recovery Plan italiano o Piano nazionale di Ripresa e Resilienza-PNRS consegnato dal governo Conte, da cui inevitabilmente ripartirà il nuovo Esecutivo, prevede tra l’altro una misura di sostegno alla creazione di venti Campioni territoriali che dovranno puntare anche allo sviluppo di nuovi materiali e dispositivi per tecnologie della salute mediante forme di partenariato pubblico-privato. Vale la pena, infine, ricordare come il PNRS abbia concepito pure la nascita di 7 poli nazionali hi-tech, fra cui il Centro di Alta Tecnologia per il Biofarma, con la destinazione di circa la metà degli investimenti al Sud. Nel Piano si indica sin d’ora che il Centro Fintech avrà sede a Milano, il Centro per l’Intelligenza artificiale a Torino e quello Agri-Tech a Napoli. Non lasciamo che Catania e la Sicilia restino ai margini: possibilità, non elemosine, sollecitiamo da sempre!”.
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