SICILIA – Il Tar di Palermo vuole vederci chiaro sulla tariffa per i tamponi rapidi, uno degli strumenti più utilizzati per la diagnosi del Coronavirus in Sicilia e in Italia.
Con la circolare resa nota dalla Regione Siciliana lo scorso 25 settembre, l’Assessorato alla Salute prevedeva la possibilità per i laboratori d’analisi di effettuare test rapidi anti-Covid, fissando una tariffa regionale obbligatoria di 15 euro.
Alcuni laboratori hanno deciso di impugnare il provvedimento dinnanzi al Tar, definendo il prezzo stabilito “inadeguato e diseconomico”.
Con il ricorso, i legali avrebbero rilevato l’assenza di un’analisi di mercato precedente alla pubblicazione della circolare. Secondo chi ha fatto ricorso al Tar, il prezzo imposto a livello regionale in Sicilia sarebbe irragionevole in quanto non terrebbe conto dei costi dei kit per i testi rapidi, dei costi del personale per eseguirli, dei costi dei dispositivi di protezione individuale e i mezzi necessari a garantire sanificazione e igienizzazione costante, in risposta alle norme anti-virus valide su tutto il territorio regionale e anche nazionale.
Anche l’Ordine nazionale dei biologi, nelle scorse settimane, aveva reso noto il problema.
Il ricorso farebbe riferimento a un altro problema: la presunta disparità tra la tariffa fissata per i laboratori d’analisi e quella prevista per i medici generali e i pediatri di libera scelta (18 euro, con fornitura gratuita di tamponi antigenici rapidi e di strumenti di protezione individuale).
Il Tar Sicilia ha fissato una nuova udienza sul caso per gennaio, durante la quale si pronuncerà sulla legittimità della tariffa dei tamponi rapidi.
Fonte immagini: Nello Musumeci-Facebook