ITALIA – Il 3 dicembre, data della scadenza dell’attuale Dpcm, si avvicina, così come le festività natalizie. Il governo nazionale è messo sotto pressione dall’opinione pubblica ed è guardato con la lente d’ingrandimento dai media. Intanto, le ipotesi su quello che i “piani alti” stanno preparando in vista del Natale si sprecano. Dall’Italia interamente zona gialla, al ricongiungimento con i parenti lontani, passando per la questione impianti sciistici.
Ma esattamente cosa c’è da aspettarsi nel nuovo Dpcm di Natale? Facendo un giro dei maggiori quotidiani e degli interventi dei maggiori esponenti del governo in TV, si può ricostruire un quadro generale sulle possibili misure in vista delle festività natalizie: dal ricongiungimento con i parenti più stretti, allo spostamento tra regioni, sino al numero massimo di presenti al classico cenone.
Partendo dai primi due punti, che sono sicuramente i più difficili da discutere, sia a livello di sicurezza, che emotivo per coloro i quali per i motivi più svariati sono lontani dalla propria famiglia, il Ministro della Salute, Roberto Speranza, è intervenuto alla trasmissione di La7 “DiMartedì“. Il Ministro ha detto al conduttore Giovanni Floris di non scambiare i primi segnali positivi (vedasi ultimo bollettino) per uno scampato pericolo. Ha poi proseguito parlando degli spostamenti, sia interni che regionali. Speranza ha ribadito di evitare gli spostamenti non strettamente necessari e di ridurre il più possibile le relazioni con le altre persone quando queste non sono indispensabili. Per quanto riguarda il cenone, la linea del governo, secondo le sue parole, è quella “limitarsi agli affetti più stretti“. Oggi, inoltre, ci sarà una riunione nella quale si discuterà del numero massimo di persone che potranno riunirsi in occasione del cenone. Si pensa che la soglia possa essere fissata a sei o otto persone, almeno secondo i colleghi del Corriere della Sera e de La Stampa.
Lo stesso Speranza ha anticipato la linea del governo in merito al ricongiungimento dei parenti che sono lontani geograficamente. Secondo quanto dichiarato dal Ministro della Salute a “DiMartedì”, si starebbe pensando di seguire la linea più rigida. Gli spostamenti tra regioni, infatti, saranno probabilmente concessi con le consuete modalità e motivazioni. Ovvero muniti di autocertificazione e per motivi di lavoro, salute ed emergenze, anche se si tratta di zone gialle. L’unica ancora di salvataggio risiede – manco a dirlo – nei dati. Se si dovesse osservare una forte flessione dei vari parametri individuati dal Cts, secondo quanto scritto dai colleghi del Corriere della Sera, si potrebbe firmare un Dpcm ad hoc che consentirebbe lo spostamento tra regioni anche a coloro i quali non hanno residenza o domicilio nella regione in cui vorranno ricongiungersi con i propri familiari, ma solo dopo il 20 dicembre. Tale deroga potrebbe valere anche per le seconde case. Il ricongiungimento familiare sarà comunque possibile solo tra parenti stretti, ovvero genitori e figli, coniugi e partner conviventi.
Per quanto riguarda il coprifuoco, si starebbe pensando a uno spostamento dello stesso alle 23 o a mezzanotte. Su questo punto c’è ancora tanta confusione e il governo deve ancora discutere. Oltre all’ipotesi spostamento, si pensa anche alla possibilità di variare l’orario di inizio del coprifuoco solo nelle notti di festa: il 24 e il 31, in modo tale da seguire la messa e scambiarsi gli auguri. In questi casi l’orario del rientro a casa non dovrebbe sforare l’1 di notte. Sempre secondo il Corriere e La Stampa bar e ristoranti hanno poche speranze di riaprire la sera.
Insomma, è ancora tutto da discutere e confermare. Il riassunto degli ultimi giorni fatti di ipotesi e dichiarazioni non è da considerarsi una previsione, ma semplicemente un’analisi del clima generale che si respira tra i palazzi del potere in vista delle tanto attese e discusse feste natalizie di questo assurdo 2020.
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