SICILIA – “Il rischio è che ora passi l’idea che tutti siamo uguali, che tutto è mafia. In questo clima può tornare la vecchia politica”. Ad affermarlo è il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commentando in un’intervista all’edizione locale del quotidiano La Repubblica, l’inchiesta che riguarda Antonello Montante, delegato nazionale per la legalità di Confindustria e presidente di Confindustria Sicilia.
“Non assolvo né condanno Antonello, ho rispetto per la magistratura – dice il Governatore – ma non posso non ricordare l’esperienza politica e sociale vissuta al fianco di Confindustria. Quando Montante mi venne a trovare, nel 2004, ero un sindaco di Gela sotto assedio. Voleva avviare la battaglia contro l’associazione inquinata che faceva capo a Di Vincenzo. Mi informai con tutte le autorità e mi fu confermata la serietà di Montante. Quello che è accaduto negli ultimi anni, grazie alle scelte mie e a quelle di Lo Bello e Montante, rappresenta una pagina di storia”.
Lei viene dalla provincia di Caltanissetta. Cosa pensa delle dichiarazioni dei pentiti e delle frequentazioni “equivoche” del presidente di Confindustria? “Non so e non posso saperne nulla – risponde Crocetta – Ma se l’accusa è legata al ruolo di testimone avuto da un mafioso al matrimonio di Montante, quando quest’ultimo aveva 17 anni, beh… penso che metà dei siciliani possono essere arrestati. Comunque, siccome Montante ha davvero posto in essere gesti concreti contro Cosa nostra, se fossero vere queste accuse saremmo al paradosso della mafia che combatte se stessa”.
Non si sente a rischio per i guai che riguardano il leader di quello che viene definito il primo “partito” della sua maggioranza. “Calma – commenta – Io sono fiero dell’amicizia di Montante e Lo Bello ma gli esponenti di Confindustria non fanno affari con il sistema Regione. Si, è vero, ci sono esponenti dell’associazione in giunta e all’Irsap ma anche il governo nazionale ha una rappresentanza del mondo sindacale e imprenditoriale“.
Nessuna preoccupazione. “Altroché – risponde Crocetta – Sono seriamente preoccupato per il clima di sfiducia e per il pessimismo di chi adesso, fra gli imprenditori e non solo, sarà portato a credere che tutti siamo uguali, che tutto è mafia. Il vecchio sistema di potere potrebbe approfittarne. Basti vedere quanti fan di Lombardo e Cuffaro stanno salendo sul carro di Salvini”.
Poi, in merito alla notizia dell’arresto di un consigliere comunale del Megafono per tentata estorsione, a Palermo, dice: “Guardi, nel fare le liste abbiamo verificato tutti i carichi pendenti. Ma chi lo conosceva, nel 2012, ‘sto Pino Faraone, come facevo a sapere che tipo era? Finalmente stiamo dando un minimo di organizzazione al Megafono; ciò ci consentirà di verificare le iscrizioni. Per un anno e mezzo di fila Faraone è venuto a trovarmi in presidenza, ricordo che mi aspettava per ore e infine parlavamo nei corridoi. Mi ha chiesto un posto nel cda del Consorzio autostrade, non è mai stato accontentato. Comunque, Faraone si è chiamato fuori da solo dal movimento già da tempo. Ho scritto al presidente del Consiglio comunale di Palermo per dirgli che non era mai stato autorizzato a fare un gruppo assieme alla Lega di Salvini”.
Crocetta sul caso Montante: “Il rischio è che passi l’idea che ora tutto è mafia”
SICILIA – “Il rischio è che ora passi l’idea che tutti siamo uguali, che tutto è mafia. In questo clima può tornare la vecchia politica”. Ad affermarlo è il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commentando in un’intervista all’edizione locale del quotidiano La Repubblica, l’inchiesta che riguarda Antonello Montante, delegato nazionale per la legalità di Confindustria e presidente di Confindustria Sicilia.
“Non assolvo né condanno Antonello, ho rispetto per la magistratura – dice il Governatore – ma non posso non ricordare l’esperienza politica e sociale vissuta al fianco di Confindustria. Quando Montante mi venne a trovare, nel 2004, ero un sindaco di Gela sotto assedio. Voleva avviare la battaglia contro l’associazione inquinata che faceva capo a Di Vincenzo. Mi informai con tutte le autorità e mi fu confermata la serietà di Montante. Quello che è accaduto negli ultimi anni, grazie alle scelte mie e a quelle di Lo Bello e Montante, rappresenta una pagina di storia”.
Lei viene dalla provincia di Caltanissetta. Cosa pensa delle dichiarazioni dei pentiti e delle frequentazioni “equivoche” del presidente di Confindustria? “Non so e non posso saperne nulla – risponde Crocetta – Ma se l’accusa è legata al ruolo di testimone avuto da un mafioso al matrimonio di Montante, quando quest’ultimo aveva 17 anni, beh… penso che metà dei siciliani possono essere arrestati. Comunque, siccome Montante ha davvero posto in essere gesti concreti contro Cosa nostra, se fossero vere queste accuse saremmo al paradosso della mafia che combatte se stessa”.
Non si sente a rischio per i guai che riguardano il leader di quello che viene definito il primo “partito” della sua maggioranza. “Calma – commenta – Io sono fiero dell’amicizia di Montante e Lo Bello ma gli esponenti di Confindustria non fanno affari con il sistema Regione. Si, è vero, ci sono esponenti dell’associazione in giunta e all’Irsap ma anche il governo nazionale ha una rappresentanza del mondo sindacale e imprenditoriale“.
Nessuna preoccupazione. “Altroché – risponde Crocetta – Sono seriamente preoccupato per il clima di sfiducia e per il pessimismo di chi adesso, fra gli imprenditori e non solo, sarà portato a credere che tutti siamo uguali, che tutto è mafia. Il vecchio sistema di potere potrebbe approfittarne. Basti vedere quanti fan di Lombardo e Cuffaro stanno salendo sul carro di Salvini”.
Poi, in merito alla notizia dell’arresto di un consigliere comunale del Megafono per tentata estorsione, a Palermo, dice: “Guardi, nel fare le liste abbiamo verificato tutti i carichi pendenti. Ma chi lo conosceva, nel 2012, ‘sto Pino Faraone, come facevo a sapere che tipo era? Finalmente stiamo dando un minimo di organizzazione al Megafono; ciò ci consentirà di verificare le iscrizioni. Per un anno e mezzo di fila Faraone è venuto a trovarmi in presidenza, ricordo che mi aspettava per ore e infine parlavamo nei corridoi. Mi ha chiesto un posto nel cda del Consorzio autostrade, non è mai stato accontentato. Comunque, Faraone si è chiamato fuori da solo dal movimento già da tempo. Ho scritto al presidente del Consiglio comunale di Palermo per dirgli che non era mai stato autorizzato a fare un gruppo assieme alla Lega di Salvini”.