Il liceo Enrico Fermi di Paternò all’avanguardia grazie al progetto “Laboratori Innovativi – Comunichiamo insieme con un click”

Il liceo Enrico Fermi di Paternò all’avanguardia grazie al progetto “Laboratori Innovativi – Comunichiamo insieme con un click”

PATERNÒ – Al liceo scientifico “Enrico Fermi” di Paternò è tempo di terminare gli ultimi lavori finanziati dal progetto FESR – “Laboratori Innovativi “Comunichiamo insieme con un click”. Un finanziamento grazie al quale la scuola diventerà un laboratorio all’avanguardia nel campo delle nuove tecnologie, impiegate nella comunicazione e nell’insegnamento.

Il progetto nasce dalla constatazione di una continua evoluzione del processo educativo – dichiara la professoressa Giusi Caruso, docente di scienze e referente del progetto – che mette in evidenza il contrasto tra la fluidità dei processi comunicativi, e il modello classico di ambiente di apprendimento. Da qui l’esigenza di un ripensamento degli spazi e dei luoghi che devono diventare flessibili, polifunzionali, modulari in grado di soddisfare contesti sempre diversi“.

Il progetto si è articolato attraverso due interventi. “Il primo intervento, “Parole digitali” – spiega ancora la professoressa – ha avuto come obiettivo quello di riformulare l’ambiente “Aula magna” che da semplice auditorium si è trasformata in un’aula per conferenza e videoconferenza in grado di registrare attività, incontri e seminari tramite una doppia videocamera e una postazione di regia con connettività sia interna che con il mondo esterno“.

Qualcosa di avveniristico: attraverso le Lim, cioè la lavagne multimediali, l’aula magna comunica contemporaneamente con le classi “per condividere eventi e presentazioni in plenaria, così come cita il Manifesto delle Avanguardie Educative”. Attraverso lo streaming, poi, la stessa aula magna si apre al territorio come uno spazio virtuale, che può ospitare persone fisicamente dislocate in posti diversi, permettendo così la partecipazione di tutti ad eventi organizzati dalla scuola. “La scuola diventa baricentro e luogo di riferimento per la comunità locale“.

E c’è ancora dell’altro? “Beh, sì certo. – sorride la docente Caruso – Il secondo intervento ha avuto come obiettivo quello di completare l’aula 3.0. L’intervento ha permesso di superare la tipologia dell’aula tradizionale a favore di arredi innovativi tali da creare uno ‘spazio flessibile‘”.

La classe 3.0 è un laboratorio attivo di ricerca in cui i più moderni device tecnologici, gli arredi funzionali e una didattica innovativa basata sul cooperative learning (apprendimento cooperativo) e sul learning by doing (apprendere facendo) permettono l’apprendimento in cui gli studenti sono i protagonisti e gli insegnanti i registi.

L’aula consente agli allievi di lavorare assieme in piccoli gruppi, con condivisione di obiettivi e relazione di interdipendenza fra i componenti producendo migliori risultati scolastici e interpersonali sia per gli allievi con disabilità, sia per quelli più bravi; inoltre, vengono favorite le relazioni positive tra gli studenti, essenziali per creare una comunità di apprendimento in cui ‘l’altro’ sia rispettato e apprezzato e fornisce agli studenti le esperienze interpersonali di cui hanno bisogno per un sano sviluppo cognitivo, psicologico e sociale”.

E niente: il futuro è già qua, con nuovi mezzi, ma con la stessa passione di sempre, quella del docente che alla scuola crede.