Politici che si “offrono” ai mafiosi, scambi elettorali ed estorsione: le mosse dei boss Virga

Politici che si “offrono” ai mafiosi, scambi elettorali ed estorsione: le mosse dei boss Virga

TRAPANI – I carabinieri del comando provinciale di Trapani hanno arrestato, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo e su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, 25 persone.

Le accuse sono di associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio e altri reati, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini dei militari, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido, e dai sostituti procuratori Gianluca De Leo e Claudio Camilleri, hanno permesso, con l’operazione odierna, di disarticolare il mandamento mafioso di Trapani, retto dai fratelli Francesco e Pietro Virga, figli del boss ergastolano Vincenzo, e di colpire il vertice della famiglia mafiosa di Paceco, capeggiata dal pregiudicato Carmelo Salerno, ed esponenti della famiglia mafiosa di Marsala.

Gli esiti investigativi hanno fornito elementi che dimostrano, per la prima volta, l’esistenza di un’articolazione mafiosa sull’isola di Favignana (provincia di Trapani), capeggiata dall’anziano Vito D’Angelo, originario di Ravanusa (Agrigento), che dopo aver scontato una lunga pena per omicidio, era poi rimasto a Favignana, inizialmente in regime di semilibertà, diventando un punto di riferimento per gli esponenti di Cosa Nostra trapanese.

L’obiettivo dell’organizzazione mafiosa era acquisire il controllo di attività economiche, soprattutto nel campo dell’edilizia e della gestione di esercizi commerciali per reinvestire i capitali, ma anche di raccogliere consensi elettorali in occasione delle varie consultazioni.

Tra gli arrestati anche alcuni esponenti politici del trapanese, come l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, l’ex assessore e candidata alle elezioni regionali del 2017, Ivana Inferrera, e l’ex consigliere comunale di Erice, Giovanni Maltese.

Le indagini hanno permesso di registrare interferenze dell’organizzazione mafiosa nelle diverse competizioni elettorali e, in alcuni casi, persino la gestione diretta del rapporto con i candidati attraverso l’attivazione della rete di contatti del circuito mafioso e l’acquisto di voti a seguito di accordi illeciti.

La particolarità che emerge è data dal fatto che sono proprio i rappresentanti locali della politica che si offrono ai mafiosi, proponendosi come loro punti di riferimento, arrivando, in alcuni casi, addirittura ad affidare loro la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale, così come fatto da Maltese nel momento in cui si rivolgeva direttamente a esponenti della criminalità organizzata, come Francesco Virga e Francesco Orlando, organizzando con gli stessi incontri riservati.



La candidata alle elezioni regionali Ivana Inferrera, assieme al marito Antonino D’Aguanno, avevano ricevuto la promessa di voti con modalità mafiose da parte dei fratelli Virga, in cambio di somme di denaro con le quali acquistare le preferenze e promesse di assunzione di manodopera.

Anche l’allora deputato regionale Paolo Ruggirello si era rivolto, in distinte occasioni, a esponenti dell’associazione mafiosa, compresi Pietro Virga, Francesco Orlando, Carmelo Salerno, Pietro Cusenza (tutti della famiglia mafiosa di Trapani) per ottenere supporto elettorale in occasioni delle consultazioni regionali del 2017 e nazionali del marzo 2018.

Inoltre, significativa è stata l’assoluta sinergia tra articolazioni mafiose di territori differenti, quali Trapani e Marsala.

Dalle indagini sono emersi elementi significativi sui rapporti inter-mandamentali (Trapani e Marsala, che fa parte del mandamento di Mazara del Vallo), con incontri dei diversi rappresentanti nel corso dei quali sono state gettate le basi delle scelte imprenditoriali-mafiose e la spartizione degli introiti illeciti.

Il mandamento mafioso di Trapani, come si accennava, aveva anche diversificato i propri investimenti, riuscendo ad acquisire anche la proprietà del Gran Hotel Florio di Favignana, riconducibile a Francesco Virga, ma anche due negozi “Lo Scrigno” e “Lo Scrigno 2”, sempre riconducibili ai fratelli Virga, un’impresa edile e un autonoleggio riconducibili all’arrestato Francesco Peralta e l’Efri Bar di Via Conte Agostino Pepoli (Trapani), gestito dall’arrestato Francesco Orlando.

Tutte le attività imprenditoriali citate, le società che li gestiscono e relativo compendio sono state sequestrate dai carabinieri, per un valore complessivo dei beni di circa 10 milioni di euro.

Questi i nomi degli arrestati:

  • Michele Alcamo, 45 anni, di Erice;
  • Diego Angileri, 82 anni, di Marsala;
  • Salvatore Angileri, 46 anni, di Marsala;
  • Biagio Bianco, 51 anni, di Marsala;
  • Antonino Buzzitta, 77 anni, di Erice;
  • Pietro Cusenza, 51 anni, di Erice;
  • Antonino D’Aguanno, 54 anni, di Erice;
  • Vito D’Angelo, 70 anni, di Ravanusa;
  • Vincenzo Ferrara, 53 anni, di Marsala;
  • Vito Gucciardi, 58 anni, nato a Vita (Trapani);
  • Ivana Anna Maria Inferrera, 55 anni, di Trapani;
  • Domenico La Russa, 69 anni, di Trapani;
  • Mario Letizia, 48 anni, di Paceco;
  • Giovanni Maltese, 64 anni, di Trapani;
  • Michele Martines, 49 anni, di Erice;
  • Franco Orlando, 62 anni, di Trapani;
  • Francesco Paolo Peralta, 53 anni, di Trapani;
  • Giuseppe Piccione, 47 anni, di Marsala;
  • Paolo Ruggirello, 52 anni, di Trapani;
  • Francesco Salvatore Russo, 41 anni, di Erice;
  • Leonardo Russo, 57 anni, di Paceco;
  • Carmelo Salerno, 58 anni, di Paceco;
  • Filippo Tosto, 47 anni, di Buseto Palizzolo;
  • Francesco Virga, 48 anni, di Erice;
  • Pietro Virga, 45 anni, di Erice.