ACIREALE – Non si può parlare di lieto fine, ma sicuramente si può tirare un sospiro di sollievo: quante preghiere, quante ricerche, quanti gridi di aiuto e disperazione per “convincere” quel mare a restituire Enrico Cordella, il 22enne vittima, insieme alla fidanzata Margherita Quattrocchi, 21 anni e Lorenzo D’Agata, 27 anni, di una tragedia senza precedenti che ha spezzato i cuori di tutti, anche di chi, quel giovane, non lo conosceva.
A ritrovarlo, incastrato in un’insenatura, a pochi metri dalla riva del mare di Santa Maria La Scala, sono stati tre sub professionisti del posto che, da diversi giorni, da quando soprattutto, la Capitaneria di Porto di Catania aveva seguito il protocollo e “rallentato” le ricerche, hanno deciso di seguire l’appello del fratello di Enrico, Salvatore, e della mamma, Antonella. Proprio quest’ultima, intervistata dal molo “maledetto”, scenario della tragedia di quella domenica, cercava aiuto, ed esprimeva il desiderio di voler rivedere Enrico tornare a casa, perché “ha freddo lì fuori”.
Enrico adesso non ha più freddo, quel mare, tanto affascinante, quanto pericoloso, aveva attirato l’attenzione di quei tre giovanissimi e li aveva spinti ad ammirarlo da vicino, sul molo della frazione marinara nei pressi della Timpa di Acireale. L’auto su cui si trovavano – una Fiat Panda verde -, era stata “inghiottita” dal mare in tempesta, sotto gli occhi increduli di alcuni pescatori del luogo che non avevano potuto far altro che allertare i soccorsi e sentire le grida di aiuto della coppia di fidanzati e dell’amico. “Aiuto, aiuto”, avrebbero urlato a squarciagola, poco prima di sparire tra le onde.
I corpi di Lorenzo e Margherita vennero ritrovati alcune ore dopo la tragedia, esattamente l’indomani, quando i sommozzatori dei vigili del fuoco iniziarono le ricerche. Lorenzo, ad un miglio di distanza dalla frazione marinara, Margherita, a mare aperto. I loro funerali furono celebrati qualche giorno dopo, in due chiese separate ma accomunate da un dolore lacerante.
Nonostante le continue ricerche, però, di Enrico non si era riuscito ad avere nessuna traccia. Volontari di diverse associazioni, sub professionisti, pescatori, gente comune: dalla fiaccolata agli appelli di padre Francesco, tutti, da Acireale a Siracusa, hanno cercato a tutti i costi, nonostante tutto, senza perdere mai la speranza, il corpo di Enrico, per restituirlo alla sua mamma. Due i “falsi” avvistamenti di questi giorni: il primo è risultato essere un sacco di plastica sito nei pressi dei faraglioni di Aci Trezza, il secondo, nella frazione marinara, che in realtà era un giubbotto.
Mare, grazie perché hai riportato Enrico “a casa”; grazie perché Margherita, in tutta la sua bellezza, lo aspettava da giorni vestita con l’abito da sposa, ma grazie, soprattutto, a chi, ogni giorno, nel suo piccolo, ha pianto, sperato, pregato e aiutato questa famiglia, sconvolta da un dolore che, sicuramente, ha portato via con loro un pezzo di cuore.




