Dopo aver ucciso la figlia, è in carcere e trascorre le sue ore in silenzio

Dopo aver ucciso la figlia, è in carcere e trascorre le sue ore in silenzio

CATANIA – “Roberto è un uomo solo. I familiari, credo, non vogliano più vederlo e a prescindere da come finirà la vicenda giudiziaria, la tragedia resta e certi strappi sono difficili da ricucire”. È Mario Brancato, legale di Roberto Russo, a parlare.

“Trascorre le sue ore in carcere in silenzio ed è un uomo che sembra totalmente assente dalla realtà, apparentemente molto mite, è completamente chiuso in se stesso”.

C’è attesa per la perizia psichiatrica che verrà discussa durante l’udienza del 27 gennaio prossimo. Da una parte c’è lui, Roberto Russo che ha ucciso la figlia più piccola Laura e accoltellato la più grande Marika. Dall’altra c’è la moglie Giovanna Zizzo che si è costituita parte civile contro il marito. Una famiglia sfregiata da una tragedia inspiegabile.

Dopo 110 giorni da quella terribile mattina che ha sconvolto la comunità catanese e la piccola comunità di San Giovanni La Punta, siamo tornati sulla vicenda.

“È un uomo assolutamente depresso – continua l’avv. Mario Brancato, difensore di Russo – e non so fino a che punto si renda conto di aver ucciso la figlia, né ricorda alcunché di ciò che è accaduto. I suoi ricordi si fermano agli istanti in cui Laura era ancora viva, poi dice di essersi ritrovato in ospedale”.

Ma facciamo un passo indietro e riproponiamo in breve la moviola di quella notte fra il 21 e il 22 agosto. Quest’uomo, padre di due ragazzine bellissime, da qualche giorno non è sereno. La moglie, avendo scoperto che lui sentiva un’altra donna, lascia l’appartamento in cui vivevano tutti insieme e si trasferisce dai genitori, con lei ci sono anche le figlie. Roberto non si da pace della scelta. Il 21 agosto, è un giovedì sera, decide di portare Marika e Laura a mangiare un panino. Sembra tutto tranquillo ma a distanza di poche ore la famiglia Russo piomberà nello sconforto più totale.

Roberto si corica nel lettone con le ragazzine ma mentre loro dormono, lui è inquieto, si gira e rigira ripensando anche alla moglie Giovanna. E la rabbia monta. Ad un tratto si insinua la furia omicida. L’uomo va in cucina, prende due coltelli e tornando in camera da letto colpisce una volta, poi un’altra e un’altra ancora le sue bambine. Laura muore, Marika si salva ma da allora viene costantemente seguita dagli psicologi.

Laura Russo

Laura Russo

E così in quel terribile giorno la comunità di San Giovanni La Punta perde il suo “piccolo angelo” che il 26 settembre scorso avrebbe compiuto solo 12 anni.

Questa è la storia di Roberto Russo, 47 anni, un uomo al di fuori di ogni sospetto, “incapace di far male a una mosca”, come lo ha definito chi lo conosceva bene. E che adesso si trova rinchiuso nel carcere di Piazza Lanza in attesa dell’udienza del 27 gennaio.

Roberto Russo

Roberto Russo

Ma a distanza di quasi 4 mesi, una perizia può stabilire con certezza se un uomo era capace di intendere e di volere nel momento in cui compiva un gesto così estremo?

“Con una certa approssimazione, prossima al 90%, si potrà avere un quadro abbastanza sicuro – incalza l’avv. Brancato – Si tratta di un omicidio senza movente. Un padre che uccide una figlia o ha avuto un raptus improvviso e incontrollabile o non so cos’altro gli si possa imputare”.

Da quando è rinchiuso nel carcere di Piazza Lanza ci sono stati dei segnali che hanno fatto supporre la sua ostinazione nel cercare di togliersi la vita?

“Assolutamente no. Nessun atto di autolesionismo”.

Ci chiediamo, a questo punto, quanto sia difficile per un avvocato difensore gestire un caso così delicato.

“Non poi così difficile. A me interessa conoscere la verità processuale. Dal punto di vista strettamente umano, poi, non si può che essere vicini alla famiglia – conclude Brancato – Sotto il profilo professionale, invece, si tratta di capire cosa separa la sottile linea tra capacità mentale e follia. È e resta un gesto folle, su questo non ci sono dubbi”.

Adesso la parola ai magistrati che a fine gennaio dovranno analizzare la perizia psichiatrica dell’uomo. E intanto in quell’appartamento di via della Regione a San Giovanni La Punta si sente solo il peso del silenzio.