Svolta nel caso Salamone: il gip rigetta l’archiviazione

Svolta nel caso Salamone: il gip rigetta l’archiviazione

CATANIA – Sei mesi. È questo il lasso temporale che il gip Francesca Cercone ha dato alla Procura Generale per svolgere tutte le indagini richieste dal legale della famiglia Salamone, Dario Pastore.

Entro giugno, dunque, si devono avere i risultati della campionatura integrale della corda, degli indumenti e delle scarpe che Valentina Salamone indossava la sera che è stata assassinata, come anche dell’asciugamano che i genitori della ragazza hanno utilizzato per tamponarle il sangue. E proprio per quanto riguarda la scarpa i Ris analizzarono solo la suola e quindi in altre parti potrebbero esserci tracce del DNA dell’assassino.

In sostanza non c’è altro tempo da perdere… la famiglia ora sbatte i pugni sul tavolo e vuole, a diritto, chiarezza per sapere chi ha ucciso la loro figlia, morta in una villetta nelle campagne di Adrano il 24 luglio del 2010 dopo una festa durante la quale ci fu abuso di droga e alcool.

“Mi aspettavo questa decisione – spiega l’avvocato Pastore – vogliamo fare luce sulla morte di questa ragazza di 19 anni o continuiamo a tenere le bende sugli occhi?”. Questo l’interrogativo che assilla anche i genitori di Valentina che non si danno pace della superficialità con cui è stato trattato il caso. Dalla Procura della Repubblica alla Generale, ancora dopo anni nessuna risposta.

Oggi la prima piccola vittoria: il gip ha accolto l’opposizione presentata dal legale Pastore respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura Generale per l’indagato Nicola Mancuso e adesso il caso si riapre.

“Nessuno deve più permettersi di dire che Valentina si sia suicidata – incalza il difensore – è stato veramente assurdo ciò che è accaduto. Ora, in questi sei mesi, dovranno lavorare sodo ma ad aiutarli c’è sicuramente il fatto che le tecniche di rilevazione del DNA sono molto più all’avanguardia. Vogliamo giustizia per Valentina”.