ENNA – Sono stazionarie e per il momento non destano preoccupazioni le condizioni generali di salute del medico catanese di Emergency, il primo italiano contagiato dal virus Ebola, durante la permanenza in Africa.
Nato 50 anni fa a Catania, il professionista, sposato e padre di due figlie, è residente da circa 10 anni ad Enna, dove lavora nel reparto di Infettivologia dell’ospedale Umberto I come dirigente medico. Fabrizio, nome di battesimo del professionista di cui Emergency non ha voluto fornire ulteriori generalità per preservarne la privacy, è ricoverato sotto osservazione all’ospedale Spallanzani di Roma, uno dei due centri di riferimento per le grandi emergenze, assieme al Sacco di Milano, fornito di reparti ad alto isolamento.
“Fino al suo arrivo in Italia – dichiara Luigi Guarneri, primario del reparto di Infettivologia dell’Umberto I di Enna – le condizioni di Fabrizio erano discrete. Secondo quanto mi è stato riferito, il collega presentava soltanto febbre alta, mal di testa e astenia. Spero possa riprendersi al più presto – ha aggiunto Guarneri – e tornare quanto prima ad Enna”.
A prendersi cura del professionista un’equipe di 30 medici e volontari specializzati nel trattamento dell’Ebola. Secondo l’ultimo bollettino medico diffuso dall’Istituto di Roma il paziente ha iniziato un trattamento antivirale specifico con un farmaco non registrato in Italia ma autorizzato con apposita ordinanza dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco ) su indicazione del ministero della Salute.
Durante la sua degenza, il medico catanese non potrà ricevere visite. Per questo motivo, ma anche per evitare telecamere e giornalisti, la moglie e le figlie del professionista sono rimaste a casa ad Enna. “Non si specula così sulle persone – ha dichiarato la moglie del medico ai giornalisti – basta con questo circo mediatico. A noi interessa soltanto la salute di Fabrizio. Mio marito – continua la moglie – comunica con noi con Sms, non abbiamo ancora sentito la sua voce”. E per una delle figlie “le rassicurazioni di mio padre sono state sicuramente un grande regalo – ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera – perché sentire dalla sua voce che sta bene è tutta un’altra cosa che saperlo per via indiretta. Ma la paura c’è sempre”.
Secondo fonti non ufficiali i familiari sarebbero comunque già pronti a partire alla volta di Roma per seguire più da vicino l’evolversi delle condizioni di salute del congiunto.
Il medico è giunto in Italia questa mattina dalla Sierra Leone, dove è rimasto per circa tre mesi, a bordo di un velivolo dell’Aeronautica predisposto per questo tipo di trasporti sanitari di emergenza. Ha viaggiato in una barella chiusa, la Aircraft Transit Isolators (Ati), che garantisce il trasporto in sicurezza di pazienti colpiti da malattie infettive altamente contagiose e diffusibili.
Sara Rossi