CATANIA – Ancora una volta si torna a parlare di violenza nelle scuole tra genitori e insegnanti, ma questa volta è proprio un professore a dire la sua e a raccontarci la sua esperienza. Dopo gli ultimi fatti accaduti ad Avola (in provincia di Siracusa) lo scorso 10 gennaio, quando una coppia di genitori ha aggredito e mandato in ospedale il professore del figlio minorenne per un rimprovero, adesso è arrivato il momento di dar voce a chi, quotidianamente, si occupa per 5 o 6 ore al giorno dei nostri ragazzi.
Per far ciò, siamo andati all’Istituto di Istruzione Superiore Statale “G.B. Vaccarini” di Catania dove abbiamo incontrato il professore Giuseppe Zingali, insegnante di religione. “Fortunatamente” ci dice “nei miei 20 anni di esperienza episodi di violenza grave come quello avvenuto ad Avola qui al Vaccarini non sono mai accaduti, né da parte degli alunni né tanto meno da parte dei genitori. I momenti di nervosismo durante gli incontri scuola-famiglia ci sono stati, ma mai si è verificato qualcosa di genere“.
Secondo il prof. Zingali, il legame che si forma tra scuola e famiglia deve essere inscindibile e in un rapporto reciproco di crescita e di insegnamenti. L’unico obiettivo deve sempre essere la formazione e l’educazione del ragazzo: “La questione nasce da un disagio familiare soggettivo” continua il professore “dal momento che oggi non c’è un reale confronto tra genitore e figlio, perché manca la comunicazione. Mentre molte volte noi insegnanti riusciamo a carpire quello che i ragazzi ci dicono a metà, conoscendoli giorno dopo giorno, il genitore o per lavoro o per altre questioni con il figlio ci parla poco e non capisce quale messaggio il ragazzo gli vuole comunicare”.
Gli insegnanti dovrebbero quindi mantenere un certo equilibrio nel confrontarsi con un genitore: se quest’ultimo si presenta a scuola arrabbiato e nervoso, sta all’insegnante creare un clima di serenità e provare ad andare incontro al genitore in maniera pacata e sempre dialogando. “La violenza” continua Zingali “deve andare sempre e comunque condannata, specialmente se viene attuata davanti ai ragazzi. Una cosa del genere è inammissibile, impensabile e assurda. Un insegnante può sbagliare, certamente. Non siamo esseri perfetti. Ma un genitore non può permettersi in nessun caso di andare a scuola e aggredire colui che, in quel momento, è l’educatore dei suoi figli. Non è una questione di appartenenza sociale e non si può nemmeno generalizzare: la violenza è solo soggettiva e personale”.
Nel momento in cui un insegnante lavora in maniera seria e professionale, con autorevolezza ma non in modo autoritario, i risultati positivi si hanno. La scuola, ormai, è aperta a tutti: “Qui al Vaccarini, per i nostri 1100 studenti, sono stati attuati tanti progetti aperti, rivolti anche alle famiglie. Fortunatamente, adesso la scuola non è più una dimensione chiusa come era una volta, ma è ormai una scuola aperta a 360 gradi. Una scuola che, soprattutto, è aperta al dialogo e al confronto diretto e pacifico con i genitori. Noi accettiamo sempre il confronto verbale con loro, anche fuori dal nostro orario di ricevimento. E proprio il dialogo deve essere la forma di prevenzione migliore per evitare il ripetersi di queste spiacevoli situazioni”.