Dipendenza da Facebook? La risposta è nel DNA

Dipendenza da Facebook? La risposta è nel DNA

Facebook altera la percezione del tempo. Secondo i risultati di una ricerca dell’Università del Kent, nel Regno Unito, pubblicati sul Journal of Applied Social Psychology, i “facebookiani” tendono a sopravvalutare la loro reale capacità di controllo sul mezzo. L’esperimento è stato condotto mostrando a un gruppo di 44 persone 20 immagini, alcune su Google, altre direttamente sulla piattaforma creata da Mark Zuckerberg nel 2004. In un secondo momento le stesse immagini sono state riproposte in un contesto neutro. I partecipanti tendevano a ricordare maggiormente quelle visualizzate su Facebook, anche se l’intervallo di tempo era il medesimo.

«Potrebbero essere i neuroni dopaminergici a dilatare la percezione» ha spiegato Joe Paton, ricercatore e autore di un articolo pubblicato su Science.

Gli studiosi del King College di Londra sostengono, invece, che non per tutti funzioni così; le cause andrebbero ricercate nel DNA. L’analisi pubblicata su Plos One suggerisce che la diversa fruizione dei social media dipenda principalmente da una correlazione gene-ambiente. Dopo aver confrontato il comportamento di 8500 gemelli con quello di 8500 fratelli, Ziada Ayorech, ordinario all’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King College, è stato in grado di affermare: «I nostri risultati contraddicono le popolari teorie degli effetti dei media, che di solito li vedono come un’entità esterna con un certo effetto, buono o cattivo che sia, sui consumatori indifesi. Trovare che le differenze di DNA influenzano come gli individui interagiscono con i media mette i consumatori in grado di comprendere meglio sé stessi per adattare il loro comportamento all’esposizione mediatica in base alle proprie esigenze».

Alberto Molino