Nel 2002 le telecomunicazioni avvenivano principalmente tramite chiamate e SMS. Oggi il mondo è cambiato, ma alcune leggi, come la direttiva europea sulla privacy, che presto si chiamerà “ePrivacy”, ancora no. È di martedì 10 gennaio 2017 la decisione della Commissione europea di rivedere il testo per limitare il potere di servizi quali Facebook Messenger, WhatsApp e Google Hangouts. Il problema risiede nel fatto che, mentre prima i metadati relativi alle comunicazioni erano gestiti quasi esclusivamente dalle compagnie di telecomunicazione (Telecom, Fastweb, Tiscali, ecc.) e, quindi, dopo un certo periodo di tempo eliminati, oggi non è più così. Tutto ciò che viene generato da servizi di terze parti, pur viaggiando in Internet, appartiene a questi ultimi.
La nuova normativa, da approvare entro il 15 maggio 2018, provando ad adattare il vecchio sistema alla Rete, vuole introdurre multe fino a 20 milioni di euro per tutte le società Internet-based che non garantiranno agli utenti la cancellazione di informazioni quali chiamate e localizzazione entro un determinato arco di tempo, che dovrebbe corrispondere a 90 giorni.
Altro problema per Bruxelles sono, poi, i cookie. Sebbene di recente il provvedimento n. 229 dell’8 maggio 2014, relativo all’acquisizione del consenso per l’uso di stringhe di testo a fini pubblicitari, abbia obbligato i gestori dei siti ad avvertire gli internauti del loro utilizzo, ciò non impedisce alle agenzie di profilazione d’incamerare i dati degli utenti e venderli alle concessionarie di pubblicità.
L’idea dell’Europa non è di bloccare tale modalità di acquisizione delle informazioni, ma di fare in modo che ciò avvenga solo nei siti visitati e con un provider nel continente; le imprese statunitensi di import/export, che basano il loro business essenzialmente su questo, verrebbero quindi escluse. Pena, multe salatissime.
Un’altra restrizione riguarda la posta elettronica. Servizi come Outlook, Tiscali, Yahoo! non potranno più scansionare le email degli iscritti per offrire loro messaggi pubblicitari mirati. Negando una simile possibilità non è chiaro come possano sopravvivere, ma i burocrati assicurano che il disegno di legge verrà perfezionato.
Infine, con la nuova legislazione, i call center non solo saranno obbligati a mostrare il numero del centralino, ma dovranno adottare un prefisso speciale per essere riconoscibili. Con questa misura, si darebbe all’utente la possibilità di non rispondere.
Alberto Molino