CATANIA – Il buio oltre la siepe e nessun cuore gettato oltre l’ostacolo.
No, oggi non vi parliamo del romanzo di Harper Lee ma di Juve Stabia-Catania, che rappresenta perfettamente la siepe che i rossazzurri avrebbero dovuto oltrepassare portando avanti cuore, testa e orgoglio. Invece il buio: il Catania esce malamente dal “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia, dove crolla per 4-0 sotto i colpi dei padroni di casa.
Inutile fare differenze tecniche e tattiche poiché la partita in sé parla da sola: Gateano Fontana batte Pino Rigoli con lo stesso modulo, il 4-3-3, puntando sui suoi pezzi da novanta. Le fasce percorse da Kanoute e Mastalli, Izzillo in stato di grazia, il solito Ripa che presenzia in attacco contro una debole coppia difensiva rossazzurra, priva di Bergamelli. Gioco fluido, veloce, pieno di tocchi di prima che hanno poi consentito alle Vespe di prendere il largo, aiutati (dobbiamo dirlo) da un rigore inesistente: il contatto tra Gil e Ripa avviene nettamente fuori dall’area ma Proietti assegna il penalty. All’arbitro ci arriveremo, anche se i rossazzurri, a prescindere dal rigore sul 2-0, quella partita l’avrebbero comunque persa.
Sin dai primi minuti non c’è storia, Bucolo stavolta tradisce Rigoli e ruota come una trottola impazzita senza trovare mai la posizione giusta a centrocampo: è anche lì che la Juve Stabia ha vinto la gara, con uno spiovente, due passaggi o un semplice scatto sulla fascia i gialloblu erano già nella metà campo offensiva. Izzillo si inventa il primo goal: tiro potente dove Pisseri non può nulla, così come tutta la difesa che non si aspettava la conclusione dopo che Bucolo si era fatto saltare. Se la prima rete può passare, la seconda no: Izzillo stavolta fa quello che vuole. Accelera, rallenta il passo e poi calcia rasoterra. Nessuno gli va incontro, Bucolo se lo perde e la Juve Stabia è già avanti di 2.
Dov’è la reazione di squadra? Il Catania soffre, maledettamente, quel gioco degli uomini di Fontana. Non c’è verso, nessuno che aiuta nessuno, Russotto l’unico positivo ieri specie nei primi 45′ dove sulla fascia riesce a trovare la profondità, fornendo l’assist a Mazzarani che, tutto solo, il goal se lo divora e subendo un leggero fallo in area di rigore che Proietti non ha assegnato sul risultato di 1-0. Cuore, orgoglio e testa non pervenuti: quello sceso in campo ieri è stato un altro Catania, il peggiore in trasferta mai visto finora. Forse al pari della prestazione contro il Francavilla ma relativamente, perché qui i goal presi sono 4. Non capitava dal 27 aprile 2014, data in cui il Verona piegava al “Bentegodi” gli etnei con il medesimo risultato di Castellammare.
E Pino Rigoli? Sui social arrivano critiche di tutti i colori: “devi andartene”, “adesso lo capite che non è l’allenatore giusto per questo Catania?”, “ma cosa capisci? Dai le dimissioni!” e via dicendo. Perdere in questo modo non fa gola a nessuno, sia chiaro, per diverse ragioni lui ne paga le conseguenze in questa partita, essendo l’allenatore. 4 in pagella per il tecnico dei rossazzurri, riprendiamo quello di cui abbiamo già parlato nei “top e flop” della gara: “Dopo i primi 25′, quando il Catania è già sotto di due goal, ci si aspetterebbe un cambio di modulo: non arriva e i rossazzurri soffrono […]. Decide di non cambiare, né a partita in corso e nemmeno ad inizio ripresa, lasciando gli uomini d’inizio gara. Poi, quattro minuti più tardi, gioca le carte Barisic e Di Grazia ma Gil viene espulso, quindi le cose si complicano ulteriormente. La terza sostituzione, in 10 contro 11, sarebbe dovuta arrivare con l’inserimento di un difensore praticamente subito: il tecnico etneo non è della stessa teoria e la Juve Stabia cala il poker. Nava entra al 67′, quando la partita è già chiusa”.
Brutta la chiave di lettura data alla gara, peggio l’atteggiamento della squadra: a prescindere dalla classifica, che vede il Catania ancora in zona playoff, questa partita poteva anche essere persa, perché il “Menti” è stato sempre un campo ostico per i rossazzurri ma così no. Specie se arrivano le due X in Andria-Foggia (1-1) e Lecce-Monopoli (3-3). I calciatori? Ci ha sorpreso negativamente Gil: va bene che si è ambientato, che sta dimostrando di essere un buon difensore, ma è troppo nervoso. Espulso contro il Catanzaro, salta Francavilla e Vibonese: torna e prende due ammonizioni in tre partite, quella che costa cara è a Siracusa. Non gioca contro la Casertana, ritorna ieri e viene espulso: fuori contro la Fidelis Andria. Delle ultime 7, lui ne ha giocate 4 e non per infortunio, il ché è da campanello d’allarme. Non parliamo di Calil, completamente fermo: Rigoli questa partita l’ha persa anche con lui, scegliendo di insistere sul numero 7 che magari ha la testa a Padova per l’interessamento dei veneti nei suoi confronti. In attacco è impossibile non muoversi come un attaccante, prendere posizione come un attaccante, mancare un pallone di testa quando si è quasi 185 centimetri in altezza. Impossibile, eppure lui c’è riuscito: il suo score di reti, se così ci è ancora concesso chiamarlo, è di un solo goal. Ad agosto, proprio contro gli stabiesi. Poi il buio. Male però hanno fatto tutti: dal capitano etneo Biagianti a Scoppa, quest’ultimo a tratti invisibile, passando per Mazzarani, Djordjevic sottotono, i subentrati Barisic e Di Grazia che però in quelle condizioni non potevano fare molto. E via dicendo.
Infine, come vi avevamo anticipato, uno spazio va dato all’arbitro: Proietti ieri è da 4, anche lui. Il rigore al Catania può darlo come anche può passarci sopra, e così ha fatto, ma non si può vedere a pochi metri dal contatto tra Ripa e Gil che quello non era rigore. Poi tante, troppe ammonizioni, alcune giuste ma altre no, nessuna personalità in occasione del fallo subito da Di Grazia, colpito sanguinante al volto. Niente ammonizioni da una parte, mentre Biagianti, Gil (poi espulso), Nava (rosso), Russotto, Bastrini, Paperino, Topolino e Pluto sono stati sanzionati. Brutta gestione di una gara che già si preannunciava tesa, ormai però è andata e la prestazione del Catania non può essere giustificata da quella arbitrale.
In casa, contro l’Andria, il diktat adesso è vincere ancora: ottava vittoria consecutiva che deve obbligatoriamente arrivare contro un avversario molto compatto e difficile da superare, anche perché la Fidelis non perde uno scontro contro le prime della classe (quindi Matera, Juve Stabia, Lecce, Foggia e Cosenza) dalla prima giornata di campionato, a Foggia: fu 2-1 per i rossoneri. Il Catania non è la prima della classe in termini di classifica ma, come organico forse, avrebbe potuto giocare meglio le sue carte. Specialmente ieri: nella tana del lupo, si è inciampati sulla siepe e si è trovato il buio, con il cuore ancora in mano e la paura di lanciarlo.
“Il buio oltre la siepe”: Catania, perdere così no. L’Andria alle porte e tanti squalificati…
CATANIA – Il buio oltre la siepe e nessun cuore gettato oltre l’ostacolo.
No, oggi non vi parliamo del romanzo di Harper Lee ma di Juve Stabia-Catania, che rappresenta perfettamente la siepe che i rossazzurri avrebbero dovuto oltrepassare portando avanti cuore, testa e orgoglio. Invece il buio: il Catania esce malamente dal “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia, dove crolla per 4-0 sotto i colpi dei padroni di casa.
Inutile fare differenze tecniche e tattiche poiché la partita in sé parla da sola: Gateano Fontana batte Pino Rigoli con lo stesso modulo, il 4-3-3, puntando sui suoi pezzi da novanta. Le fasce percorse da Kanoute e Mastalli, Izzillo in stato di grazia, il solito Ripa che presenzia in attacco contro una debole coppia difensiva rossazzurra, priva di Bergamelli. Gioco fluido, veloce, pieno di tocchi di prima che hanno poi consentito alle Vespe di prendere il largo, aiutati (dobbiamo dirlo) da un rigore inesistente: il contatto tra Gil e Ripa avviene nettamente fuori dall’area ma Proietti assegna il penalty. All’arbitro ci arriveremo, anche se i rossazzurri, a prescindere dal rigore sul 2-0, quella partita l’avrebbero comunque persa.
Sin dai primi minuti non c’è storia, Bucolo stavolta tradisce Rigoli e ruota come una trottola impazzita senza trovare mai la posizione giusta a centrocampo: è anche lì che la Juve Stabia ha vinto la gara, con uno spiovente, due passaggi o un semplice scatto sulla fascia i gialloblu erano già nella metà campo offensiva. Izzillo si inventa il primo goal: tiro potente dove Pisseri non può nulla, così come tutta la difesa che non si aspettava la conclusione dopo che Bucolo si era fatto saltare. Se la prima rete può passare, la seconda no: Izzillo stavolta fa quello che vuole. Accelera, rallenta il passo e poi calcia rasoterra. Nessuno gli va incontro, Bucolo se lo perde e la Juve Stabia è già avanti di 2.
Dov’è la reazione di squadra? Il Catania soffre, maledettamente, quel gioco degli uomini di Fontana. Non c’è verso, nessuno che aiuta nessuno, Russotto l’unico positivo ieri specie nei primi 45′ dove sulla fascia riesce a trovare la profondità, fornendo l’assist a Mazzarani che, tutto solo, il goal se lo divora e subendo un leggero fallo in area di rigore che Proietti non ha assegnato sul risultato di 1-0. Cuore, orgoglio e testa non pervenuti: quello sceso in campo ieri è stato un altro Catania, il peggiore in trasferta mai visto finora. Forse al pari della prestazione contro il Francavilla ma relativamente, perché qui i goal presi sono 4. Non capitava dal 27 aprile 2014, data in cui il Verona piegava al “Bentegodi” gli etnei con il medesimo risultato di Castellammare.
E Pino Rigoli? Sui social arrivano critiche di tutti i colori: “devi andartene”, “adesso lo capite che non è l’allenatore giusto per questo Catania?”, “ma cosa capisci? Dai le dimissioni!” e via dicendo. Perdere in questo modo non fa gola a nessuno, sia chiaro, per diverse ragioni lui ne paga le conseguenze in questa partita, essendo l’allenatore. 4 in pagella per il tecnico dei rossazzurri, riprendiamo quello di cui abbiamo già parlato nei “top e flop” della gara: “Dopo i primi 25′, quando il Catania è già sotto di due goal, ci si aspetterebbe un cambio di modulo: non arriva e i rossazzurri soffrono […]. Decide di non cambiare, né a partita in corso e nemmeno ad inizio ripresa, lasciando gli uomini d’inizio gara. Poi, quattro minuti più tardi, gioca le carte Barisic e Di Grazia ma Gil viene espulso, quindi le cose si complicano ulteriormente. La terza sostituzione, in 10 contro 11, sarebbe dovuta arrivare con l’inserimento di un difensore praticamente subito: il tecnico etneo non è della stessa teoria e la Juve Stabia cala il poker. Nava entra al 67′, quando la partita è già chiusa”.
Brutta la chiave di lettura data alla gara, peggio l’atteggiamento della squadra: a prescindere dalla classifica, che vede il Catania ancora in zona playoff, questa partita poteva anche essere persa, perché il “Menti” è stato sempre un campo ostico per i rossazzurri ma così no. Specie se arrivano le due X in Andria-Foggia (1-1) e Lecce-Monopoli (3-3). I calciatori? Ci ha sorpreso negativamente Gil: va bene che si è ambientato, che sta dimostrando di essere un buon difensore, ma è troppo nervoso. Espulso contro il Catanzaro, salta Francavilla e Vibonese: torna e prende due ammonizioni in tre partite, quella che costa cara è a Siracusa. Non gioca contro la Casertana, ritorna ieri e viene espulso: fuori contro la Fidelis Andria. Delle ultime 7, lui ne ha giocate 4 e non per infortunio, il ché è da campanello d’allarme. Non parliamo di Calil, completamente fermo: Rigoli questa partita l’ha persa anche con lui, scegliendo di insistere sul numero 7 che magari ha la testa a Padova per l’interessamento dei veneti nei suoi confronti. In attacco è impossibile non muoversi come un attaccante, prendere posizione come un attaccante, mancare un pallone di testa quando si è quasi 185 centimetri in altezza. Impossibile, eppure lui c’è riuscito: il suo score di reti, se così ci è ancora concesso chiamarlo, è di un solo goal. Ad agosto, proprio contro gli stabiesi. Poi il buio. Male però hanno fatto tutti: dal capitano etneo Biagianti a Scoppa, quest’ultimo a tratti invisibile, passando per Mazzarani, Djordjevic sottotono, i subentrati Barisic e Di Grazia che però in quelle condizioni non potevano fare molto. E via dicendo.
Infine, come vi avevamo anticipato, uno spazio va dato all’arbitro: Proietti ieri è da 4, anche lui. Il rigore al Catania può darlo come anche può passarci sopra, e così ha fatto, ma non si può vedere a pochi metri dal contatto tra Ripa e Gil che quello non era rigore. Poi tante, troppe ammonizioni, alcune giuste ma altre no, nessuna personalità in occasione del fallo subito da Di Grazia, colpito sanguinante al volto. Niente ammonizioni da una parte, mentre Biagianti, Gil (poi espulso), Nava (rosso), Russotto, Bastrini, Paperino, Topolino e Pluto sono stati sanzionati. Brutta gestione di una gara che già si preannunciava tesa, ormai però è andata e la prestazione del Catania non può essere giustificata da quella arbitrale.
In casa, contro l’Andria, il diktat adesso è vincere ancora: ottava vittoria consecutiva che deve obbligatoriamente arrivare contro un avversario molto compatto e difficile da superare, anche perché la Fidelis non perde uno scontro contro le prime della classe (quindi Matera, Juve Stabia, Lecce, Foggia e Cosenza) dalla prima giornata di campionato, a Foggia: fu 2-1 per i rossoneri. Il Catania non è la prima della classe in termini di classifica ma, come organico forse, avrebbe potuto giocare meglio le sue carte. Specialmente ieri: nella tana del lupo, si è inciampati sulla siepe e si è trovato il buio, con il cuore ancora in mano e la paura di lanciarlo.