Attività fisica dopo un infarto: è sicuro praticarla?

Attività fisica dopo un infarto: è sicuro praticarla?

Corrado-Tamburino

Dopo un evento ischemico il paziente è spesso preoccupato riguardo alla ripresa dell’attività fisica. È provato che l’esercizio fisico regolare aumenta la resistenza allo sforzo, riduce la sintomatologia anginosa e migliora il profilo glucidico e lipidico e i valori pressori. Dopo un infarto quindi l’attività fisica è raccomandata ma con le dovute precauzioni: è consigliabile infatti riprendere l’attività motoria in maniera progressiva e graduale.

Dopo un infarto è necessaria una valutazione clinica-strumentale mediante diversi esami diagnostici (ecocardiogramma, test ergometrico, elettrocardiogramma dinamico sec. Holter) per identificare il paziente cardiopatico come soggetto a basso, medio o alto rischio e stabilire così un piano riabilitativo individuale. Inizialmente è consigliabile un periodo di riabilitazione in ambiente controllato, al fine di stimolare e guidare il paziente nella ripresa di una corretta attività fisica. In seguito il paziente potrà continuare da solo il suo programma personalizzato.

L’attività fisica adeguata è di tipo sottomassimale, con una frequenza di 3-4 volte a settimana. L’attività agonistica è controindicata. L’intensità dell’esercizio viene stabilita sulla base della frequenza cardiaca: per i soggetti in buone condizioni funzionali e a basso rischio corrisponde al 70- 80% della frequenza massimale raggiunta al test ergometrico. Nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra postinfartuale l’esercizio fisico deve essere condotto a bassa intensità (50-70% della FC massimale). Quindi è consigliabile l’esercizio fisico di tipo aerobico (camminata, nuoto, bicicletta) a intensità di lavoro medio-bassa (utile la misurazione mediante cardiofrequenzimetro).

Il movimento deve quindi diventare un’abitudine e, insieme ad una corretta alimentazione, parte dello stile di vita che deve essere intrapreso per ridurre il rischio di incorrere in un nuovo evento ischemico.

Con la collaborazione della dott.ssa Giordana Finocchiaro