Medico aggredito in ospedale, tensione fra i sanitari del “Di Cristina” di Palermo

Medico aggredito in ospedale, tensione fra i sanitari del “Di Cristina” di Palermo

PALERMO – Una situazione pesante, quella che vivono i medici pediatri dell’ospedale “Giovanni Di Cristina” di Palermo.

Un loro collega nei giorni scorsi è stato anche aggredito dal papà di un piccolo paziente del reparto di nefrologia pediatrica, dopo un turno d’attesa ritenuto troppo “stressante”, cadendo per terra e finendo ricoverato per avere battuto la testa.

L’ultimo episodio di una serie che sta superando i livelli consentiti.

“Ognuno di noi esce ogni giorno da casa, lasciando i propri cari, per svolgere un turno di servizio di 6 o 12 ore, a volte anche di più – scrivono in una lettera aperta i dirigenti medici del “Giovanni Di Cristina”spinto dal dovere di aiutare e curare i bambini ricoverati nel nostro ospedale. Nonostante le note carenze di organico e logistiche, però, riusciamo a garantire un’assistenza di buon livello, ma sol perché dediti a ciò per cui abbiamo impegnato gran parte della nostra vita: lo studio e la cura dei bambini”.

Quello che desiderano i sanitari del nosocomio specialistico palermitano, il cui organico si va sempre di più riducendo, è la complicità della città e dei cittadini.

Come più volte auspicato anche dai vertici aziendali: “Non è stato così per il collega, a cui giunge la nostra più affettuosa solidarietà, che per un problema di attesa dovuta a tempi tecnici necessari a svolgere un esame diagnostico, è stato aggredito da un padre che ‘non poteva più aspettare’. Ci piacerebbe che i cittadini fossero dalla nostra parte, comprendendo veramente le nostre difficoltà e gli sforzi quotidiani che facciamo per i nostri e i loro figli: i figli di tutti”.

“Vorremmo ricordare alla città – si legge ancora nella lettera – che l’Ospedale dei Bambini è ricco di professionalità eccellenti, centro di riferimento di patologie che da nessun’ altra parte in Sicilia vengono diagnosticare e curate. Inoltre, il dottore aggredito è uno di quei medici che rende il nostro nosocomio quello che è. Nessuno di noi cerca fama o riconoscenza, ma rispetto quello si”.

I medici sembrano aver ormai raggiunto il limite della sopportazione in una realtà che, stando alle loro parole, li costringerebbe a fare i salti mortali per offrire assistenza specialistica adeguata.