Combattere ansia e fobie tramite la realtà virtuale: quando il progresso prende per mano la psicoterapia

Combattere ansia e fobie tramite la realtà virtuale: quando il progresso prende per mano la psicoterapia

Non un muro invalicabile, un ingresso sbarrato, un cancello blindato. Ma un luogo accessibile, una soglia oltrepassabile. In un primo momento sicuramente non ad occhi chiusi, né con particolare fierezza o serenità d’animo, ma con la consapevolezza che esporsi a ciò che si teme è il primo passo per non esserne più succubi.

A fare un “assist” importante in questo senso è proprio l’utilizzo della realtà virtuale nelle sedute di psicoterapia. Uno strumento scelto per rendere più facilmente accessibile e controllabile l’ambiente temuto, senza il rischio di un impatto emotivamente troppo significativo sul paziente. E senza che la classica resistenza di quest’ultimo a tecniche di esposizione, tipicamente usate per il trattamento delle fobie, possa compromettere la riuscita della “missioneterapeutica.

Realtà virtuale, l’esposizione come primo approccio alla paura

La tecnica di esposizione, estremamente diffusa in psicologia, consiste nell’affrontare gradualmente gli stimoli o le situazioni temute che solitamente si è abituati a evitare. L’obiettivo del clinico dunque è insegnare ad accrescere nell’individuo la tolleranza all’ansia affinché sia possibile nel tempo ripristinare il corretto “funzionamento” della persona a livello personale, sociale e lavorativo.

Un traguardo non facile né immediato, ma perseguibile tramite diverse tipologie di esposizione graduale, come quella immaginativa, in cui durante la seduta viene richiesto di limitarsi a pensare allo stimolo temuto, e quella dal vivo, dove il contatto è decisamente più diretto e reale.

E proprio in vista di questo passo, potrebbe essere utile avvalersi di un metodo tanto innovativo quanto promettente come quello che vede protagonista la realtà virtuale (VR).

Una soluzione in grado di proporre al paziente lo stimolo fobico in forma più “soft” e controllata, garantendo anche una maggiore collaborazione da parte dello stesso che più difficilmente si tirerà indietro.

Superare le paure tramite la realtà virtuale: la parola alla dott.ssa La Rosa

A fare un quadro chiaro ed esaustivo dei pro e dei contro dell’utilizzo della VR nelle tecniche di esposizione è stata, ai microfoni di NewSicilia, la dott.ssa Valentina La Rosa, psicologa, psicoterapeuta, assegnista di ricerca e docente a contratto di Psicologia dello Sviluppo dell’Università di Catania.

  • In che modo la realtà virtuale può rappresentare uno strumento di supporto nella psicoterapia, fungendo da importante mezzo per la tecnica di esposizione agli stimoli che generano ansia o paura?

“La realtà virtuale sta diventando un valido alleato della psicoterapia, in particolare per le tecniche di esposizione utilizzate nel trattamento dell’ansia e delle fobie. In pratica – spiega la dott.ssa – consente al paziente di affrontare gradualmente ciò che gli provoca paura, ma in un ambiente totalmente controllato e sicuro. Il terapeuta può ricreare situazioni realistiche per il paziente, come prendere l’aereo o parlare in pubblico, senza che sia necessario affrontarle realmente. Questo aiuta la persona a ridurre l’ansia e a sentirsi più capace di gestire le proprie reazioni”.

  • Immersività, multisensorialità e interattività. Quanto queste tre caratteristiche, tipiche di questo tipo di trattamento, possono fare la differenza?

“Immersività, multisensorialità e interattività sono tre elementi che rendono la realtà virtuale particolarmente efficace. L’immersione fa sì che il paziente si senta davvero “dentro” la situazione, condizione essenziale perché l’ansia venga attivata e possa essere affrontata. La multisensorialità – prosegue – coinvolge più sensi, rendendo l’esperienza più ricca e vicina alla realtà. L’interattività permette alla persona di muoversi, agire e prendere decisioni all’interno dello scenario virtuale, favorendo un senso di controllo e sicurezza. 

  • Quali sono i vantaggi che questa tecnica vanta rispetto alle modalità più tradizionali?

“Rispetto ai metodi tradizionali, la realtà virtuale – aggiunge la psicologa – presenta diversi vantaggi. Alcune situazioni difficili da ricreare nella vita di tutti i giorni possono essere simulate facilmente e senza rischi. Inoltre, il terapeuta può regolare con precisione l’intensità dello stimolo, rendendo l’esposizione più graduale. Un altro aspetto interessante è che questo tipo di tecnologia risulta familiare soprattutto ai più giovani che, spesso, si sentono più a loro agio nell’uso di questi strumenti. Infine, in molti casi la terapia può risultare più rapida, in quanto il percorso è più diretto e controllato”.

  • E quali i limiti?

“Ci sono sicuramente dei limiti. Non tutte le persone tollerano bene i visori e alcune possono sperimentare nausea o vertigini. Inoltre, non è adatto a tutte le forme di ansia, soprattutto quando i problemi sono legati a relazioni interpersonali complesse. È importante – precisa l’intervistata – ricordare che la realtà virtuale non sostituisce il ruolo del terapeuta né il lavoro psicologico che accompagna l’esposizione. Infine, non tutte le strutture sanitarie hanno ancora accesso a queste tecnologie”. 

  • Qual è ad oggi l’efficacia dimostrata di questa tipologia di trattamento? E quali possono essere, un domani, le prospettive future?

“Gli studi scientifici degli ultimi anni mostrano risultati molto positivi. Per alcune fobie, la realtà virtuale è risultata efficace quanto le esposizioni tradizionali. Sta mostrando buoni risultati anche nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress e dell’ansia sociale. In futuro potremmo assistere a un uso sempre più diffuso, grazie allo sviluppo di tecnologie più leggere e accessibili, e all’integrazione con strumenti digitali avanzati che permetteranno percorsi sempre più personalizzati. L’obiettivo – conclude – è rendere questi interventi disponibili a un numero crescente di persone, mantenendo sempre solide basi scientifiche e un forte accompagnamento umano”.

La “traversata” con Destinazione Paradiso

Ed è così che la realtà virtuale offre una traversata in pieno stileCaronte”, che però – a differenza del traghettatore della Divina Commedia – permette il passaggio da una condizione di “inferno mentale” a quella “fermata” che Gianluca Grignani chiamerebbe Destinazione Paradiso. Lí dove il timore, l’ansia e la sopraffazione finalmente arretrano, facendo spazio a chi ormai ha imparato a guardare in faccia i propri demoni fino a fargli abbassare lo sguardo.