CATANIA – Resistenza alla “guerra, al genocidio, alla scuola ‘dei padroni‘”: questa la causa sposata da centinaia di studenti catanesi che oggi sono scesi in piazza per rivendicare un diritto universale: l’istruzione, che non deve essere un privilegio per pochi. Il corteo ha avuto inizio alle 9,30 in piazza Roma.
I giovani del Movimento 095161 e di Fridays For Future sono in prima linea per far sentire la loro voce contro – si legge in una nota – “una politica che considera la scuola una spesa superflua anziché un investimento per il futuro del Paese”: i “miliardi” destinati alla spesa militare.

Il corteo a Catania contro “la scuola dei ‘padroni'”
Feroci parole arrivano dai manifestanti, stufi di una scuola pubblica “che crolla letteralmente e simbolicamente“, con strutture che “restano fatiscenti, insicure e prive di risorse, mentre la priorità politica viene data alle armi e alla propaganda patriottica”.
Studenti la cui educazione viene minata – spiegano i ragazzi dei due movimenti – “da una visione aziendalistica della scuola, in cui il valore della formazione viene misurato in termini di produttività e rendimento”, con i dirigenti scolastici “che assumono sempre più poteri gerarchici e si punta a costruire un modello di istituzione che risponde a logiche economiche e non educative“.
Le denunce degli studenti
Dalla riforma del voto in condotta – che reintroduce “un meccanismo punitivo e repressivo” – a un PCTO “sfrenato“, che ha strappato la vita a decine di studenti, prova che si tratta di “un modello spacciato per ‘formativo’ ma che in realtà è un modo per fornire manodopera gratuita alle imprese, senza reale tutela”. E ancora, alla bocciatura da parte del Ministro dell’Istruzione della proposta sull’educazione sesso-affettiva nelle scuole, associandola a “teoria gender”.
La lotta ha un solo obiettivo: “Investimenti reali e strutturali per l’edilizia scolastica, per il diritto allo studio, per una formazione libera, critica e accessibile a tutte e tutti. Perché un Paese che taglia sulla scuola, che teme la libertà di pensiero e reprime il dissenso, non costruisce futuro: lo distrugge”.
Parla Hilarj Spampinato, tra le organizzatrici della manifestazione
Noi di NewSicilia abbiamo intercettato una tra le organizzatrici della protesta di oggi, la 18enne Hilarj Spampinato, portavoce di un malcontento generale.
“Oggi siamo qui, come studentesse e studenti delle scuole di Catania, per denunciare ciò che molti fingono di non vedere: la complicità del nostro governo nel genocidio del popolo palestinese e le politiche di repressione con cui cercano di zittirci”, ha detto.
“Mentre le scuole crollano, mentre gli ospedali vengono abbandonati, mentre le infrastrutture cadono a pezzi, il governo continua a sottrarre miliardi di euro a scuola, lavoro e sanità per finanziare l’escalation imperialista in Medio Oriente, un’escalation che ogni giorno aggiunge migliaia di vittime”, prosegue.
Stufi di “merito, disciplina e decoro”
Hilarj spiega che sono stufi di sentirsi parlare – quasi a vanvera – di “merito, disciplina e decoro. Ma sappiamo bene cosa significa davvero: vogliono una scuola che punisce chi protesta, che premia chi obbedisce, che vuole studenti che si piegano alla loro autorità, non cittadini liberi. La riforma Valditara accelera il processo di aziendalizzazione dell’istruzione”.
“Con il voto in condotta si reprime il dissenso. Con l’alternanza scuola-lavoro continuano a farci credere che ci aiutano a formarci per il mondo del lavoro, dove invece ci sfruttano con la nostra manodopera gratuita, rendendoci burattini di guerra ancor prima di poter votare. Con il DL Sicurezza si prova a criminalizzare e a spegnere ogni forma di protesta e voce”, aggiunge.
Il messaggio è chiaro: “Basta, il futuro è nostro”
E ancora: “Gli accordi tra Ministero dell’Istruzione e aziende di armi come Leonardo aumentano ogni anno. La scuola, invece che formare menti critiche, viene trasformata in un laboratorio di militarizzazione, in un campo di addestramento per i futuri ingranaggi della macchina bellica. E ora Valditara vuole persino decidere chi può fare l’esame di maturità: chi rifiuta l’orale, anche per protesta, viene automaticamente bocciato. Un ricatto politico, non una riforma”.
“E noi oggi siamo qui per mandare un messaggio chiaro: BASTA. Basta militarizzazione nelle scuole. Basta politiche di morte. Basta soldi alle armi mentre il Paese cade a pezzi. Perché la scuola è nostra. Perché il futuro è nostro“. Così conclude Hilarj a nome di tutti i manifestanti.



