Arbovirosi, il laboratorio di Palermo in prima linea: confermati due casi di West Nile in Sicilia

Arbovirosi, il laboratorio di Palermo in prima linea: confermati due casi di West Nile in Sicilia

PALERMO – Al laboratorio di riferimento regionale per la diagnosi umana delle arbovirosi del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, dall’inizio del 2024 sono stati eseguiti 253 test, di cui 69 per West Nile Virus.

Le arbovirosi sono malattie virali trasmesse da zanzare, zecche e altri artropodi, che nella maggior parte dei casi provocano sintomi lievi, ma in alcune circostanze possono evolvere in forme gravi. La diagnosi tempestiva è quindi cruciale per adottare misure di prevenzione efficaci sia in ambito umano che veterinario ed entomologico.

Il ruolo strategico del laboratorio

Il laboratorio, istituito con Decreto assessoriale n. 219 del 29 febbraio 2024 e diretto dalla professoressa Simona De Grazia, opera all’interno dell’U.O.C. di Microbiologia e Virologia guidata dal professor Giovanni Giammanco.

La struttura si colloca come punto di riferimento nella sorveglianza delle arbovirosi (West Nile, Dengue, Chikungunya, encefalite da zecca, Toscana virus, Zika) in linea con il Piano nazionale di prevenzione 2020–2025, grazie a metodologie avanzate che consentono diagnosi rapide e affidabili.

Due casi confermati in Sicilia

Durante l’attuale stagione epidemica, in collegamento con i servizi di epidemiologia delle Asp e con l’Istituto Superiore di Sanità, il laboratorio ha contribuito all’individuazione di due infezioni da West Nile: un caso a Messina e uno a Palermo.

Un ulteriore sospetto registrato ad agosto all’AOUP non è stato confermato dalle analisi biomolecolari.

Un’attività che parte da lontano

Sebbene il riconoscimento ufficiale sia arrivato nel 2024, già dal 2022 il laboratorio palermitano svolgeva attività diagnostiche, con oltre 1.090 indagini sierologiche e biomolecolari effettuate in due anni.

Una diagnosi complessa

“La diagnosi delle infezioni da arbovirus è complessa – spiega la professoressa De Grazia – non solo per la scelta della metodica e del campione biologico, ma anche per l’interpretazione dei risultati, che deve considerare la storia naturale dell’infezione e il contesto epidemiologico”.

La specialista ricorda che un caso sospetto, individuato in presenza di sintomi come febbre, cefalea o rash cutanei, diventa “probabile” se soddisfa criteri clinici ed epidemiologici, ma per essere confermato occorre l’identificazione diretta del virus o del suo materiale genetico.

La visione della direzione sanitaria

La direttrice generale del Policlinico, Maria Grazia Furnari, ha rimarcato l’importanza strategica della struttura:

“Le arbovirosi rappresentano una sfida crescente e il nostro laboratorio ha un ruolo sempre più decisivo nella sorveglianza epidemiologica e nella risposta alle emergenze sanitarie. Esprimo apprezzamento per il lavoro dei nostri esperti e confermo l’impegno della direzione a potenziare le capacità diagnostiche. Questo centro è un pilastro per la salute pubblica”.