CATANIA – Arrivano novità da parte del deputato nazionale ed ex assessore regionale al Turismo Manlio Messina in merito alle sue recenti dimissioni da Fratelli d’Italia.
Il deputato ha spiegato come, da oltre un anno, “la stampa alimenti unilateralmente il sospetto di condotte illecite, illegittime o eticamente discutibili a me attribuibili, nonostante l’assenza di qualsivoglia elemento di riscontro e, per quel che più mi interessa, in direzione opposta alle valutazioni della magistratura”.
E ancora, ha riferito di aver ricevuto – lo scorso 29 luglio – la comunicazione della Procura di Palermo sul non coinvolgimento nel procedimento penale che, invece, ha visto indagati alcuni esponenti di FdI.
Manlio Messina fuori da Fratelli d’Italia
L’ex assessore al Turismo ha affermato di aver condiviso “in questi anni con i vertici nazionali del mio partito le mie preoccupazioni sul garantismo che, lungi dal rappresentare una pretesa di immunità o difesa incondizionata, rappresentano un tema politico. Ma, in risposta, ho potuto solo registrare un lento, ma costante, processo di emarginazione“.
“Un atteggiamento che non mi so spiegare, specie se messo a confronto con quello riservato ad altri esponenti di Fratelli d’Italia, protagonisti di vicende ben più gravi della mia. Ciò mi ha convinto, dolorosamente, che nel mio caso ci fosse nel partito spazio per il dubbio sulla legittimità della mia condotta o, cosa ancor più grave, che la tutela dell’immagine di Fratelli d’Italia debba, a correnti alterne, sempre prevalere sul principio del garantismo o sul sacrificio dell’interesse del singolo“.
Ebbene, si tratta di una scelta che “dopo tutti questi anni di militanza, avrebbe forse imposto una più seria e attenta riflessione al suo interno, perché ciò che è capitato a me potrà presto accadere a qualcun altro”.
“Difendersi dal sospetto prima che dalle accuse”
Le parole di Messina sono dritte e taglienti: ha spiegato che la sua vicenda “racconta qualcosa di più grande di me: racconta un Paese in cui chi è innocente deve difendersi dal sospetto prima ancora che dall’accusa, un Paese in cui l’onta mediatica pesa più di una sentenza”.
“Oggi – osserva – scrivo non per rancore, ma per dignità. Perché la mia vita politica, a cui ho dedicato quasi tutta la mia esistenza, è stata trascinata nella pubblica gogna. A chi ha voluto infangarmi, rispondo con la forza della mia coscienza. A chi mi ha voltato le spalle, rispondo con un sorriso amaro, ma sincero.Ai tanti amici che mi sono rimasti accanto, dico grazie: il vostro sostegno è la prova che la mia battaglia non è vana e che forse, in fondo, non sono solo”.
“Valuterò infine con il mio legale i tempi e i modi per tutelare in ogni sede la mia onorabilità”, conclude il deputato.