I dazi di Trump e la guerra non stop in Ucraina

I dazi di Trump e la guerra non stop in Ucraina

Rieccoci con il Generale di Corpo d’Armata, Giovanni Ridinò, esperto in Crisi Belliche, nonché, già direttore della Cellula Strategico Militare dedicata All’Unifil, presso le Nazioni Unite, in New York, con cui riprendiamo il nostro dialogo per capire l’evoluzione di una guerra assurda, per questi tempi, nell’Europa del Nord e che sta coinvolgendo l’intero vecchio Continente, nella fornitura di armi all’Ucraina e adesso, anche con la variabile “aggravio”, tipo Borsa dei dazi con cui Donald Trump ci gioca persino, come il “Gioco delle tre carte”. 

Trump, o è una persona che non si rende conto del danno che può fare ai Paesi Europei, all’America latina ed anche al Canada e persino all’intera America, con le sue minacce d’aumento dei dazi, visto che, per pareri di esperti dell’Economia, questi dazi potrebbero ritorcersi contro; oppure è veramente uno Stratega eccezionale? Ovvero, come si dice da noi, è “Troppu Spertu”. Addirittura, ultima notizia, il presidente Usa ha imposto ai Paesi della Nato di finanziare le armi di difesa sofisticate, tipo Patriot, da fornire a Zelensky, ma che verranno prodotte in America, il cui costo sarebbe a carico dei soli Paesi Nato e non degli americani.  Sicuramente la proposta di Donald Trump è di carattere imbonitrice, anche per auto garantirsi la leader chip nel trattare con Putin, senza ingerenze da parte di Ursula di Bruxelles e di Macron di Parigi. 

  • Signor Generale, l’analisi della Questione Europea, le minacce di Trump e le richieste continue di armi da parte di Zelensky e che non si vede alcuna luce in fondo al tunnel, visto che Putin non arretra di un centimetro, ma che addirittura dichiara di voler assoggettare l’ intera Ucraina, rappresentano i gravi e delicati problemi da trattare.
  • Sì, effettivamente la situazione è piuttosto complessa ed è andata a deteriorarsi. Trump, pensando al suo Paese, vuole, a mio avviso, dare una svolta agli Stati Uniti e recuperare i danni fatti dal “globalismo” che ha depauperato tutta l’industria occidentale. I costi di produzione assolutamente più favorevoli, grazie a retribuzioni molto più  basse, hanno convinto molte imprese a trasferire la produzione in Cina e nei paesi dove la manodopera abbonda con paghe che da noi sarebbero considerate “da fame”. Il risultato è  evidente. La Cina è diventata la fabbrica del mondo, con una capacità  di produzione in grado di invadere ogni angolo del mondo. Anche l’idea che le nostre conoscenze tecnologiche, avrebbero generato la selezione produttiva, lasciando ai paesi emergenti la creazione di prodotti di scarso valore aggiunto, si è dimostrata fallimentare. Oggi la Cina ha una avanzata conoscenza tecnologica che in molti campi supera quella occidentale e, sempre grazie ai bassi costi di produzione o agli aiuti di stato (da noi proibiti), riesce ad essere sempre competitiva mettendo in crisi tutta l’industria, Automotive in primis.
    Trump, mi sembra, stia cercando di ridare una scossa alla produzione negli USA, invitando  tutti ad investire nel suo paese. Non credo che i dazi contro l’Europa siano dettati per costringere l’Europa a limitare gli aiuti all’Ucraina. Sicuramente c’è l’aspetto del riequilibrio della bilancia commerciale che, a mio avviso, l’Europa non riesce a contrattare per i 27 differenti interessi nazionali da mettere in unico pacchetto. Sono pessimista su un accordo che ci vedrà sicuramente perdenti.
  • La cacciata di Zelensky e porre al suo posto, una persona amica e fedele alla Russia è l’obiettivo principe di Putin, l’ucraina, cosi diverrebbe un Paese alleato, come la Bielorussia. 
  • Per quanto riguarda la questione della guerra in Ucraina, la differenza possono farla solo gli USA sia in armamenti, sia in aiuti economici con l’amministrazione Trump, non più a fondo perduto. Non vedo all’orizzonte una fine della crisi. Putin non credo si accontenterà della Crimea e dei territori già  occupati. Non ha mai reso noti gli obiettivi dell'”Azione speciale”. Oltre al fatto che non accetterà mai l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, mira a destabilizzare il paese per mettere, al posto di Zelensky, un suo uomo e rendere l’Ucraina un paese satellite della Russia, come già fatto con la Bielorussia.
  • La sua analisi è molto realista. Putin non scenderà a trattare accordi di pace fino a quando non si toglie Zelensky davanti e porre, al suo posto, uno filorusso “Ies man”. E pensare che Zelensky era stato messo in quel posto dallo stesso Putin. L’obiettivo di Bruxelles rimane sempre “Armi all’Ucraina” per fare continuare la guerra, pur avendo alle spalle una ventata di catastrofe economica, con la “guerra dei dazi” minacciata da Trump? E la previsione che rimane è quella del dirupo economico per i Paesi Europei come il 2010 per l’Italia? Intanto proprio i Paesi dell’UE stanno a guardarsi allo specchio come le belle statuine. E La Sicilia, con i dazi di Trump, ha subìto già un schiaffo gigantesco: Società americane dedite all’Import- Export hanno già annullato accordi di fornitura di olio d’oliva siciliano, per la prossima stagione, con perdite finanziarie immani per l’Economia isolana, dalle esportazioni di vino ad insaccati, prodotti agricoli e conserve alimentari, per una cifra di un miliardo di euro l’anno. Il buio oltre la siepe. 
  • In questo momento l’UE mi sembra un po’ accartocciata. La crisi economica che la sta colpendo, dovuta ad una auto imposizione di regole “pro green” che hanno dato un colpo mortale all’industria dell’ Automotive ed hanno imposto una tassazione a tutte le imprese che producono CO2 (sic) sta erodendo quel po’ di competitività che ci consentiva di crescere anche di qualche “zero virgola”. I dazi di Trump, se non si riesce ad avere un accordo che cerchi di ridimensionare l’imposizione annunziata del 30%, daranno un colpo mortale.
  • Sì, penso che la parola recessione si possa tradurre in realtà. Non basterà nemmeno trasformare l’industria germanica in una macchina capace di sfornare sistemi d’arma di ogni tipo che potrà risolvere la situazione. Continuare ad aiutare l’Ucraina, non solo con le parole e le buone intenzioni, diventerà un po’ più problematico. Non credo che la tassazione sul tabacco per rimpinguare le casse europee possa essere una soluzione. Se tutti cominciano a chiedere di aumentare le tasse dai Comuni, Regioni, Stato fino all’Europa, con una crisi in arrivo, credo che sia difficile raschiare il fondo ancora più di quanto non si stia già facendo. Vedo una carenza di strategie. Manca una visione di futuro capace di trasformare l’Europa in una vera potenza economica. Non si possono sostenere visoni green auto imponendosi restrizioni insostenibili solo per apparire primi della classe nel miglioramento climatico. Il baratro è lì, basta affacciarsi un po’.
  • Non ci resta che sperare al ritorno della “Capacità Diplomatica” dei Grandi del “Dopo Seconda Guerra Mondiale”? O rimpiangeremo il famoso boom economico del secolo scorso!