ITALIA – Come diceva Pirandello, ognuno di noi nasce con un tratto umano, tutti lo abbiamo, nessuno escluso. Si caratterizza nell’avere diverse personalità, indentificate in “maschere”.
In questo articolo, parliamo infatti del doppio volto della temibile maturità.
Sicuramente i professori insegnano come affrontare l’esame di Stato. Magari sotto l’aspetto scolastico, tutte le strategie da utilizzare all’orale per non bloccarsi e magari anche qualche preghiera da poter recitare la notte prima degli esami (San Giuseppe da copertino sicuramente non ci sopporta più).
La temibile maturità
In queste settimane, si leggono tantissimi commenti di giovani che stanno ricevendo gli esiti finali degli esami. Purtroppo, in tantissimi, hanno ricevuto un voto che non si aspettava. Un voto che non rappresenta un percorso di cinque anni, infatti, non a caso, la maturità da conto solamente a tre/quattro esami conclusivi e non considera la carriera di uno studente.
In molti si chiedono se i criteri di valutazione per gli esami di maturità abbiano effettivamente un senso. Vedere persone che in cinque anni hanno sempre avuto un voto pari al 9/10 (quindi parliamo di una media molto alta in Italia), ma poi, alla maturità, riescono a raggiungere quasi 80 su 100.
Questo, ha suscitato diversi dubbi fra gli studenti. Come mai l’esame non sarà andato bene? Forse non ha studiato abbastanza? Forse la troppa ansia? Oppure per colpa della commissione?
Altri, invece, rispondono a queste domande dicendo che comunque il voto finale è solo una media matematica. È solo un numero. Un numero che non ti rappresenta!
Ma è possibile che l’unico metodo per valutare uno/a studente deve essere un numero? Nonostante si sia ben consapevoli che gli studenti italiani siano fragili a causa del medesimo metodo scolastico e delle condizioni che impone la società su tutti.
Il caso di Gianmaria e le sue parole di fronte ai professori
A tal proposito, l’ultimo episodio di cronaca ci dimostra che la realtà che vivono gli studenti è ovattata da un sistema “marcio” e si tende, in tutti i modi, a disinnescare questo meccanismo che non riesce a dimostrare il valore effettivo di ciascuno.
Ha appena 19 anni, ma il suo gesto potrebbe dare il via a una riflessione ampia sul significato dell’istruzione e sul modo in cui vengono valutati gli esami di maturità. Gianmaria Favaretto, ex studente del liceo scientifico Enrico Fermi di Padova, ha scelto consapevolmente di non affrontare il colloquio orale dell’esame di maturità.