Il “Pangolino” va all’Università

Il “Pangolino” va all’Università

E se un “Pangolino” andasse alla Facoltà di Lettere di Catania? Beh, la sua autrice ne sarebbe davvero tanto tanto orgogliosa e riconoscente.

Rientrare all’ex monastero dei Benedettini, sede prestigiosa del DISUM (Dipartimento delle Scienze Umanistiche), è sempre un’emozione sia per i luoghi ricchi di fascinazione storico-culturale sia per il legame con la facoltà presso cui mi sono laureata. Meraviglioso periodo allora, pieno di speranze, e meraviglioso momento adesso, compimento di un sogno!

Infatti, quando la docente germanista e poeta, Vincenza Scuderi (autrice di raccolte poetiche come Accade soprattutto per la strada o La soluzione, saggista, traduttrice, redattrice della rivista antimafia Le Siciliane Casablanca), mi ha proposto di presentare il mio ultimo romanzo Pangolino mon amour! (All Around) all’Università mi sono sentita felice del risultato raggiunto e colma di gratitudine.

L’occasione è finalmente arrivata il pomeriggio del 26 giugno 2025 (preannunciato su Agenda Letture del DISUM): la congiunzione astrale era favorevole 😉 e il progetto interuniversitario “Polyphonie” (tra l’Università di Catania e di Genova) perfetto contesto per lo stile del mio romanzo.

In apertura, una videolettura (realizzato dall’agenzia MU, splendidamente interpretata dall’attrice Dorotea Samperi) di un brano comico del romanzo ha introdotto il tono della chiacchierata.

Quindi, grazie al mio magnifico anfitrione, la relatrice prof.ssa Scuderi, – che preciso avere in comune con me, tanto nella vita come nella scrittura, uno spirito ironico e fuori dalle righe – abbiamo riflettuto sulla commistione di registri e generi letterari, sull’intreccio di storie e personaggi, tipico della satura lanx ovvero del romanzo ai suoi esordi, di Petronio, elegantiae arbiter, che (attraverso “Considerazioni filosofiche del gatto Murr” di E.T.A. Hoffmann, Bulgakov, Gadda, D’Arrigo) si sta imponendo nuovamente (si vd. Autobiogrammatica di Giartosio, non a caso sotto la lente di ingrandimento di Polyphonie). Si pensi ad esempio al profluvio di personaggi e stili del Gian Marco Griffi di “Ferrovie del Messico” o di “Digressioni”. Forse perché, in un panorama abusato dalla sciatteria di facile consumo, alcune voci narrative (così come i poeti) tentano vie meno battute e un approccio formalista in cui stile e contenuti determinino un messaggio “polifonico”.

Il Covid, mai pronunciato, interpretato dal “fumo verdognolo” è naturalmente uno dei fil rouge della storia, in quanto ha rappresentato un prima e un dopo, un giro di boa che ci ha visti nudi e impreparati, caotici e imprevedibili. Per scavare in questo no sense globale occorrevano “montagne russe” formali, salire fino a schiacciare l’occhio alla teologia del sic transit gloria mundi e dei sette peccati capitali, per discendere precipitosamente verso il grottesco sia vero della DAD che simulato, delle teorie complottiste qui satiricamente messe in scena, con un ruolo giocato dagli alieni, dai cinesi e finalmente dai… pangolini. Viene così svelato il perché di questo curioso titolo: animaletto tenero e dolcissimo, considerato cibo nei wet market cinesi e quindi possibile veicolo di contagio, che introduce i tanti contrasti presenti nell’opera.

Quindi, domanda dopo domanda si introduce il mio stile che si piega a questi bruschi cambiamenti, accompagnando in modo piano le vite dei personaggi destinati a perdersi, poi montandosi a neve con accumulazioni (come nella lettura così ben interpretata) che devono gonfiarsi fino ad esplodere, neologismi (da Rambo, da cui “rambico” che schiaccia l’occhio a “ditirambico”; sbobtrsnsflutch che richiama la sbobba, mescolandosi coi nomi impronunciabili di Calvino delle “Cosmicomiche”).

Infine, ho usato ciò che chiamo “metafore generatrici”. Queste sono immagini, quasi folgorazioni che producono digressioni che vivono di vita propria ed espandono il contenuto. Porto l’esempio in “Pangolino” della malattia di Boris Johnson che arriva come una “tempesta” e da qui si genera tutto l’episodio:

Una pioggia di sudore lo bagnò dalla testa ai piedi, mentre dei marosi squassavano
il suo petto […] Barcollò, tentando di resistere al beccheggio del parquet […] Le
onde non si placavano e lo sommergevano a intervalli regolari […] Gli astronauti (o
forse meglio i sommozzatori) accorsero […]

Queste si spingono spesso ai limiti del no sense alla “Comma 22” di Heller, per cui ad esempio faccio “migrare” gli alieni, tra gli altri, nei corpi di un pastore e di un capra, che poi finiscono per essere accolti in questa forma a Downing street, dove si parlerà ovviamente di “immunità di gregge”, ma anche si dovrà giustificare la presenza della capra come uno studio sull’eventuale salto di specie.

Quasi per identico moto “naturale” i numerosissimi personaggi (schiaccio l’occhio ai gialli di serie b del passato che li recavano in carrellata insieme ai loro ruoli), in totale soluzione di continuità, sono stati tratti dalla realtà (ad es. la Merkel, Macron o Boris Johnson) o dal fantastico (un demonietto accidioso o gli alieni).

L’importante sempre e sopra ogni cosa è il trait-d’union, la ricerca di un senso della vita alla Monty Python. Col loro stesso sorriso ho voluto indagare una materia degna di riflessione, perché la letteratura, benché sia un lavoro e un lavorio per l’autore, tuttavia non deve prendersi troppo sul serio o comunque deve riuscire a filtrare l’orrore attraverso l’ironia.

Infine, la prof.ssa Scuderi ha voluto omaggiare anche il mio romanzo distopico Finisterrae (Delos Digital) anche con la visione di un video (realizzato dall’agenzia MU, letto e interpretato dall’attrice Dorotea Samperi). Si tratta di un’ambientazione in un vago futuro in un altrettanto indeterminato luogo, dove la guerra è strumento di dominio. Il protagonista, Thomas Zimmer, maestro di musica e canto nonché ex virtuoso di pianoforte, rappresenta un Candide alla Voltaire e al contempo un intellettuale baudelairiano, tanto abile nel volo artistico quanto goffo nella pratica quotidiana, che tra suoi strafalcioni e comici fraintendimenti ci conduce verso il disvelamento della realtà. Anche qui l’ironia trapela tra le righe di una prosa armoniosa ottocentesca (per essere pienamente espressione del narratore Zimmer).

I due romanzi attraversano entrambi la vita con leggerezza, suggerendo ad un pubblico calorosissimo (che ringrazio infinitamente) due vie di felicità, armonizzate tra loro, ovvero il sorriso e la bellezza dell’arte.

Cinzia Di Mauro, autrice catanese di un romanzo distopico Finisterrae (Delos Digital), di Pangolino mon amour! (All Around), tragicomico racconto dell’epoca covid, di una trilogia di fantascienza Genius (finalista Urania e Delos, Ledizioni Milano), di un noir umoristico La storia vera di un killer nano (segnalato al Premio Calvino e a fine anno in uscita per Delos Digital), di un thriller sull’alta finanza Paso doble, di I love Meteorite, romanzo grottesco su una famiglia e un mondo distopico.
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