Caltagirone, truffa alla “mamma”: tre denunce. Vittima una 78enne

Caltagirone, truffa alla “mamma”: tre denunce. Vittima una 78enne

CALTAGIRONE – “Mamma, ho perso il telefono, ho bisogno di soldi subito”: è così che l’ennesima truffa agli anziani ha colpito una 78enne di Caltagirone, facendo leva sull’emotività e sulla fiducia cieca per sottrarle 2.500 euro.

Truffa ad anziana di Caltagirone

A finire sotto inchiesta – in attesa di giudizio e nel rispetto della presunzione d’innocenza – sono una donna di 34 anni di Potenza, una 46enne di Pistoia e un 57enne originario di Chieti. Sarebbero loro, secondo quanto emerso dalle indagini, i responsabili del raggiro orchestrato ai danni dell’anziana, raggiunta via WhatsApp da un messaggio che simulava un’emergenza familiare.

Il copione è ormai noto: chi scrive si finge un figlio o una figlia, racconta di aver smarrito il cellulare e chiede soldi “in prestito” per comprarne uno nuovo, aggiungendo un tono drammatico che non lascia spazio a dubbi. La destinataria, credendo di aiutare la figlia in difficoltà, ha disposto un bonifico da 2.500 euro verso un conto indicato dall’inesistente interlocutrice.

Non bastava. Poco dopo è arrivata una seconda richiesta: altri 3mila euro. Ma stavolta, complice forse un barlume di esitazione o l’impossibilità di procedere subito al pagamento, la vittima ha temporeggiato. E a salvarla è stata proprio una voce reale: quella della vera figlia, che ha telefonato in tempo, smascherando la truffa prima che il danno economico si aggravasse.

Smascherato l’inganno

Da lì, la corsa alla caserma dei carabinieri e l’avvio delle indagini. I militari hanno seguito la pista del conto corrente e identificato l’intestataria – la 34enne lucana. Poi, grazie anche a filmati acquisiti dagli istituti bancari, hanno verificato la corrispondenza tra i documenti forniti per l’apertura del conto e l’identità della donna.

Le utenze telefoniche coinvolte hanno fatto il resto: l’attivazione risultava legata alla 46enne di Pistoia, mentre l’uso effettivo è stato attribuito al 57enne abruzzese. Tre tessere di un puzzle costruito su menzogne, empatia sfruttata e una tecnologia che, se usata male, può diventare un’arma.