CATANIA – Si invita a fare la pace, ma lo si fa muovendo guerra, sganciando droni, distruggendo palazzi, uccidendo. L’attacco delle forze statunitensi all’Iran ha riacceso la tensione in Medio Oriente e sollevato interrogativi in tutto il mondo. Interrogativi che l’opinione pubblica sembra non essere invitata a porsi. Il popolo viene inghiottito dalla fatale indifferenza, “pupara” di un teatro che marionetta una società che società non è. Si è singoli, mai uniti.
E mentre il mondo chiede silenzio, noi di NewSicilia abbiamo cercato le voci dei catanesi per capire cosa ne pensano del conflitto, perché “si può fare la pace con la guerra?”.
La voce dei catanesi sulle tensioni mondiali
La situazione
Dopo dodici giorni di escalation militare, il presidente Donald Trump ha annunciato un cessate il fuoco tra Stati Uniti, Iran e Israele, con la mediazione del Qatar. L’operazione statunitense “Midnight Hammer”, lanciata il 22 giugno, ha colpito tre importanti siti nucleari iraniani, tra cui Fordow e Natanz. Secondo la stessa Casa Bianca, i danni provocati sarebbero ingenti.
L’Iran ha risposto il giorno successivo con attacchi missilistici diretti contro basi USA in Qatar e obiettivi in Israele, senza causare vittime. Nonostante le ritorsioni siano state limitate, la tensione rimane alta: lo Stretto di Hormuz è stato minacciato di chiusura e i timori per un allargamento del conflitto persistono. Trump ha parlato di un’azione “chirurgica” contro il programma nucleare iraniano, ma ha anche lasciato intendere che un cambio di regime resta sul tavolo, alimentando divisioni politiche interne.
A livello internazionale, mentre alcuni leader esprimono sostegno, altri — inclusi ONU ed Europa — sollecitano moderazione e condannano l’uso della forza. Una situazione che sembra ora “più contenuta” sorretta in un fragilissimo vaso. La paura è che anche la più piccola scheggia possa frantumare tutto e portare ad un altro attacco, ad un altro conflitto, ad altra morte.
Immagini video a cura di Santo Romeo e Davide Florio