PALERMO – Scatta la confisca da parte del Tribunale di Palermo di 736mila euro nei confronti della figlia di Ruggero Rizzuto, ex amministratore giudiziario morto nel 2018. La somma corrisponde al ricavato della vendita di una parte dell’azienda agricola di famiglia.
I guai per la figlia di Ruggero Rizzuto
L’inchiesta è partita su richiesta del Tribunale, che aveva chiesto chiarimenti sulla gestione di conti correnti già confiscati in un procedimento a carico di due soggetti vicini alla criminalità organizzata: G. R. (1942) e I. S. (1944).
I fondi, una volta tolti alla mafia, erano stati affidati Rizzuto per la gestione, ma dopo la sua morte è emerso che non aveva mai rendicontato le sue attività.
Il finanziamento dell’impresa agricola di famiglia
Dagli accertamenti è venuto fuori che, per circa quattro anni, l’amministratore giudiziario “infedele” aveva prelevato soldi da quei conti senza alcuna autorizzazione, per oltre un miliardo di lire, equivalenti a più di 700mila euro. Il malvivente aveva impiegato il denaro per scopi personali. In particolare, per finanziare un’impresa agricola di famiglia.
I soldi sottratti furono usati per costruire una cantina vinicola e un oleificio su terreni di proprietà nel comune di Cattolica Eraclea. I fornitori ascoltati dagli investigatori hanno confermato di aver ricevuto i pagamenti per lavori e materiali destinati proprio a quell’azienda agricola. I bonifici e gli assegni partivano direttamente dai conti sotto gestione giudiziaria.
Con questo sistema, l’ex amministratore aveva distratto fondi pubblici, reinvestendoli nella propria attività imprenditoriale.
La confisca finale del patrimonio
Successivamente, Rizzuto trasferì le quote societarie alla figlia, che divenne socia di maggioranza. Dopo la sua morte, la donna vendette il ramo d’azienda – comprensivo di cantina e oleificio – incassando 736mila euro. La somma fu accreditata su un conto intestato alla società, sul quale lei era abilitata a operare.
Nel giugno 2023 era scattato il sequestro della somma. Ora il Tribunale di Palermo ha disposto la confisca definitiva, stabilendo che si tratta di denaro proveniente da peculato, reato commesso almeno dal 2005, quando R. R. cominciò a sottrarre illecitamente quei fondi.