ITALIA – È arrivato il momento di rientrare dalle varie pause dell’ultimo periodo, tra festività pasquali e ponti di aprile e maggio. Si torna quindi alla routine quotidiana, tra impegni e ritmi spesso frenetici. In questo contesto, soprattutto nell’epoca in cui ci troviamo, risulta sempre più ostico concentrarsi anche solo in attività considerate semplici, come leggere testi lunghi. Infatti, sebbene vivere nell’era digitale possa essere un vantaggio sotto diversi punti di vista, a volte può diventare quasi “limitante” per le classiche operazioni “del passato”. Spesso infatti, le cause del calo dell’attenzione e della mancanza di concentrazione, sono dovute ai troppi stimoli a cui il nostro cervello viene continuamente sottoposto.
La mancanza di concentrazione
In parte, i responsabili di questo “rallentamento cognitivo“, sono proprio computer, smartphone e tablet. Basti solo pensare al fatto che, ad esempio nel settore giornalistico, la maggior parte della gente si sofferma soltanto sul titolo principale dei vari articoli, senza approfondire la notizia, leggendola in maniera completa e per intero.
Questa tesi può essere dimostrata e avvalorata dai commenti che spesso si vedono sotto la condivisione nelle pagine social dell’articolo in questione. Molti di questi infatti, non c’entrano granché con la news, oppure contengono domande “banali”, la cui risposta si sarebbe potuta trovare semplicemente leggendo il testo.
L’indicatore del “tempo di lettura”
A volte a “disincentivare” le persone che cliccano su un determinato pezzo online, è proprio l’etichetta in alto che indica i “minuti di lettura“. Ognuno ci può liberamente impiegare quanto vuole per leggere un testo scritto, ma solitamente, se si supera il tempo stimato di tre minuti, la soglia dell’attenzione potrebbe scendere, inducendo il lettore ad uscire dalla pagina web e scorrere oltre.
Questo perché ormai, nel mondo contemporaneo della digitalizzazione e di Internet, un elemento fondamentale è la velocità. Si tratta infatti della chiave intorno a cui ruota tutto. Quindi, prendendo per buono questo presupposto, più un testo sarà immediato, di facile fruizione e capace di “raggiungere” rapidamente una fetta di pubblico ampia, e maggiormente verrà divulgato, facendo aumentare il numero di “click” tra commenti, condivisioni e “mi piace”.
Il binomio descritto potrebbe pure funzionare, ma questo aspetto però, ha la tendenza di penalizzare le notizie reputate “lunghe“, come quelle con un tempo di lettura “a due cifre”. Pochi infatti, con la velocità e gli impulsi frequenti di oggi, si fermerebbero ipoteticamente per dieci minuti a leggere un testo, soprattutto su un piccolo schermo, cioè quello del cellulare.
Ciò succede perché, sia in termini tempistici, che a livello di concentrazione, potrebbe risultare quasi “noioso“. Pertanto, dopo queste considerazioni, prevarrebbe l’idea di lasciar perdere l’articolo o, in alternativa, se proprio è di nostro interesse/gradimento, si sceglierà di leggerlo, ma solo parzialmente, saltando “blocchi” e cogliendo i punti salienti ed evidenziati in grassetto.
Testi scritti online: lunghi vs corti
Quindi, sebbene negli ultimi anni ci sia stato un incremento della lettura online, quest’ultima, a meno che non si tratti di un libro, se prolungata, potrebbe in un certo senso diventare “pesante“. Oggi infatti, la prevalenza è proprio quella di leggere testi corti o addirittura brevi frammenti. Questo poiché alle nuove tecnologie di solito si associa la dinamicità, contrariamente alle letture cartacee, alle quali invece, nell’immaginario collettivo, si è portati a pensare a staticità e “lentezza“.
Pertanto, nonostante l’unione di entrambi gli elementi in un unico strumento, spesso leggere testi lunghi online, non riscuote lo stesso “successo” rispetto a farlo nel modo tradizionale. La nostra mente infatti, ci trasmette determinati input e messaggi, anche in base al mezzo che abbiamo in mano. Quindi, se nel caso di specie si tratta del proprio telefono, si crederà che l’argomento trattato debba essere “per forza” breve, e non esteso. Ciò avviene perché dal digitale ci si aspetta interattività.
Come accennato in precedenza però, a giocare un ruolo importante è la concentrazione. Spesso infatti siamo circondati da distrazioni di diverso tipo, perciò riuscire a ritagliarsi dei momenti in cui leggere e comprendere un testo che superi le seicento parole, può risultare più difficile del previsto.
La leggenda del pesce rosso
Addirittura, secondo alcuni meccanismi del cervello legati alla concentrazione, e in base alle storie che circolano in rete, esistono studi e prove scientifiche che dimostrerebbero la nostra “bassa” capacità di attenzione a causa dell’utilizzo frequente e giornaliero di Internet. Quest’ultima infatti, sarebbe inferiore a quella di un pesce rosso.
La leggenda narra che nel 2000, il tempo di concentrazione in media era pari a dodici secondi. Quindici anni dopo, nel 2015, questo tempo sembrerebbe ulteriormente sceso a otto. In proporzione adesso, nel 2025, quindi dieci anni più tardi, questo numero potrebbe essere diminuito ancora, presumibilmente a circa 5 secondi e mezzo, o al massimo sei. Solitamente l’esempio del pesce rosso viene usato come sinonimo di memoria breve, che però a quanto pare, risulta essere maggiore rispetto a quella umana. Infatti, il piccolo pesciolino d’acqua dolce riuscirebbe a concentrarsi per ben nove secondi.
Internet, social e velocità dell’informazione
La colpa di questo fenomeno sarebbe da attribuire a diversi fattori, quali il multitasking, ovvero svolgere più attività contemporaneamente, e l’avvento delle nuove tecnologie. Infatti, ormai siamo abituati a passare da un informazione all’altra in pochissimi secondi. Ciò non ci consentirebbe di riuscire a riporre un’adeguata concentrazione, poiché non abbiamo impiegato il tempo necessario affinché quel determinato testo venisse assimilato.
Proprio per questo motivo, è anche piuttosto facile incorrere nelle tante fake news che circolano su varie piattaforme e motori di ricerca. Siamo “bombardati” di informazioni di ogni tipologia, e lo stesso succede in ambito con post, video e foto.
Complici di questo “deterioramento” anche i social network. Infatti, la comunicazione nell’ultimo decennio ha letteralmente subito uno stravolgimento. Ad esempio, su Facebook, Instagram, Twitter, Tik Tok e recentemente anche Threads, alcuni dei “vincoli” principali sono il numero di caratteri contenuti all’interno di un testo, e quello dei secondi, per quanto riguarda i video. Infatti, nel primo caso non si possono superare le 200 lettere, nell’altro invece, i quindici secondi per alcune “storie“, anch’esse della breve, forse lunga nel campo social, durata di ventiquattr’ore, e di un minuto o poco più per i video.
Questo spiegherebbe anche perché YouTube ormai sarebbe stato “soppiantato”. Infatti, i video che circolano sulla nota piattaforma, sono considerati dal pubblico, soprattutto quello giovane di parte della Generazione Z e Alpha (Centennials e Screenagers) eccessivamente “lunghi“, seppur la stragrande maggioranza si aggirino tra cinque, alcune volte anche meno, e dieci minuti.